Moody's riduce il rating di Ubi
Jannone: «Analizzare l'operato»

Ubi Banca informa che Moody's ha ridotto il rating a lungo termine ad A2 (da A1), lasciando invariato il rating a breve termine a Prime-1, ed il Bank Financial Strength Rating (BFSR) a C- (da C).

«Siamo certi che l'allarmante decisione di Moody's di ridurre il rating di Ubi Banca da A1 a A2, aggravata dal severo giudizio della borsa, che registra ancora una volta il crollo del titolo, anche venerdì maglia nera di Piazza Affari, non potrà che indurre gli attuali amministratori ad una seria e non rinviabile analisi del proprio operato». Lo afferma il parlamentare del Pdl Giorgio Jannone, che è anche Presidente del Sindacato degli Azionisti di Ubi Banca e Presidente della Commissione Bicamerale di Controllo sugli enti pensionistici.

UBI Banca, in una nota diffusa la notte scorsa, informava infatti che Moody's ha ridotto il rating a lungo termine ad A2 (da A1), lasciando invariato il rating a breve termine a Prime-1, ed il Bank Financial Strength Rating (BFSR) a C- (da C). L'Outlook sul deposit rating rimane Negativo mentre l'Outlook sul BFSR è diventato Stabile. Tale azione riflette un adeguamento del giudizio assegnato da Moody's ad UBI Banca, piu' coerente con l'evoluzione del fragile contesto finanziario e con la difficolta' che, nel breve termine, la redditivita' aziendale - che pure sembra aver toccato il minimo - possa incrementarsi significativamente.

L'agenzia ha peraltro ribadito i punti di forza di UBI Banca: una forte rete distributiva in Italia, livelli soddisfacenti di adeguatezza patrimoniale e di liquidita', nonche' i benefici rivenienti dall'aumento di capitale sulla qualita' del patrimonio primario in vista dell'entrata in vigore di Basilea III.

«La nostra maggioranza assembleare - aggiunge ancora Jannone - richiede decise svolte che non possono essere attese nemmeno un giorno di più. Esprimiamo viva preoccupazione per la disastrosa quotazione del titolo e per le motivazioni del declassamento di Moody's. Gli azionisti, gli investitori, i dipendenti, tutti i nostri associati e persino i correntisti - conclude - hanno tutto il diritto di intravedere quanto prima una svolta che cambi la rotta di quella che è stata per ben oltre un secolo una delle banche più solide d'Italia e che oggi appare afflitta da molti elementi di debolezza».

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