Cassa in deroga, basta sperimentare
«Diventi ammortizzatore stabile»

Oggi è necessaria una riforma complessiva della Cassa in deroga, alla luce di un suo probabile rifinanziamento per il 2012. Non è più sufficiente proseguire con le proroghe, diventi ammortizzatore stabile. Lo sostiene la Cisl bergamasca.

«Oggi più che mai è necessaria una riforma complessiva della Cassa in deroga, alla luce di un suo probabile rifinanziamento per il 2012. Non è più sufficiente proseguire con le proroghe: questo ammortizzatore sociale deve innanzitutto perdere le sue caratteristiche di sperimentazione e definire canoni e contenuti che lo facciano salire al rango degli altri strumenti classici delle politiche del lavoro».

Ferdinando Piccinini e Francesco Corna, rispettivamente segretario generale e segretario della CISL di Bergamo, hanno presentato questa mattina in conferenza stampa i dati relativi alla Cassa in Deroga della provincia di Bergamo per il 2011.  nel periodo da aprile a oggi, sono state 953 le azi9ende interessate, con oltre 6000 lavoratori coinvolti per oltre 3 milioni di ore. "Un trend in calo rispetto al 2010, ma con segnali di risalita negli ultimi tempi, che fanno salire ancora la stima per il prossimo anno. Infatti, se siamo scesi dagli oltre 10 milioni di ore dello scorso anno, si prevede che il 2012 torni sopra i 7 milioni, andando a colpire settori prima non interessati dall'utilizzo di questo ammortizzatore, come l'edilizia o le cooperative sociali. Nel 2011 andrà inoltre a scadere in alcune aziende medio grandi  la cassa integrazione straordinaria  ed è molto probabile che alla luce dell'andamento economico alla fine del periodo avranno la necessità  di utilizzare la  cassa in deroga".

I dati sin qui riportati mostrano quindi un quadro generale che indica il persistere di una crisi che incide in maniera pesante sull'occupazione della provincia,  e rendono  indispensabile nel più breve tempo possibile la proroga dello strumento della cassa integrazione in deroga   che  permetta di affrontare una situazione di grave emergenza sociale.

"Ma non basta più parlare di sola proroga - continua Piccinini -: è ora che la Cassa in deroga si trasformi da strumento sperimentale in un sistema stabile di ammortizzatore sociale per tutti i lavoratori. Occorre affrontare il tema del finanziamento responsabilizzando le imprese dei settori coinvolti (artigianato, commercio, ecc.) che non versano nessun contributo per gli ammortizzatori sociali,  attraverso la compartecipazione al finanziamento degli ammortizzatori e uno stretto collegamento tra integrazione al reddito e vincolo alla partecipazione di corsi di riqualificazione e progetti di ricollocazione dei lavoratori coinvolti. Riteniamo inoltre che gli enti bilaterali possano assumere un ruolo decisivo nella gestione degli ammortizzatori sociali e delle politiche del lavoro. Le diverse esperienze realizzate nel nostro territorio dimostrano che, rilanciando il principio della mutualità, si possono erogare tutele integrative che rappresentano, soprattutto in una fase di crisi come quella attuale, un elemento decisivo per venire incontro ai bisogni espressi da lavoratori e imprese".

"Ribadiamo inoltre - ha detto Corna - la necessità di favorire la diffusione dei contratti di solidarietà che a nostro avviso permettono di mantenere il maggior numero di persone collegate al luogo di lavoro salvaguardando professionalità  e reddito. Ma la vera sfida per non lasciare le persone escluse dal mondo del lavoro è l'attuazione delle politiche attive: riqualificazione e reinserimento da attuare con percorsi monitorati ed assistiti che prevedano nuove modalità di approccio, serve una struttura  di monitoraggio e una  gestione decentrata delle doti ed una verifica del loro concreta efficacia, serve inoltre un lavoro sinergico  degli enti pubblici preposti e degli enti accreditati alla gestione del mercato del lavoro.
Anche i lavori socialmente utili nei quali vengono impiegati i lavoratori in mobilità spesso si traducono in un impiego poco utile per la collettività, poco gratificante per le persone e sopratutto non permette quasi mai il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro. I lavori socialmente utili potrebbero riguardare  impieghi di particolare interesse collettivo, con dei tirocini formativi che abbiano come obbiettivo il reimpiego stabile dei lavoratori".

Per Piccinini, "un altro aspetto importante per salvaguardare il lavoro esistente è la costituzione di un gruppo di intervento dotato di risorse pubbliche e private  presso la provincia, composto da sindacato, imprese, credito, università, che si avvalga di professionalità con il compito di mettere in campo operazioni di salvataggio e  risanamento  di aziende in difficoltà, di recuperare e creare nuove occasioni occupazionali. Riscontriamo ancora ritardi nel dare il via definitivo al progetto di creare un monitoraggio costante dei fabbisogni occupazionali del territorio, attraverso l'ampliamento della banca dati excelsior in una dimensione di analisi provinciale, per una vera politica di riqualificazione e reimpiego dei lavoratori. Un altro tema centrale per creare lavoro di qualità sono le politiche per favorire lo sviluppo; come Cisl siamo impegnati a creare le condizioni affinché nella nostra provincia si dia inizio ad  una nuova stagione di dialogo progettuale che coinvolga tutti gli attori economici sociali. Nel dibattito politico nel nostro territorio il lavoro e l'occupazione dovrebbe essere assunto da tutti come il vero elemento di priorità. Non servono a nulla proclami generici. Occorre mettere in campo scelte concrete sul come favorire occupazione e sviluppo con un'attenzione particolare ai giovani e ai lavoratori e alle lavoratrici ultraquarantacinquenni che hanno perso o stanno per perdere il loro posto di lavoro".

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