Esuberi alla Ditec, niente accordo
sulla procedura di mobilità

È ancora lontano l'accordo sugli esuberi alla Ditec di Treviolo, specializzata in porte automatiche, che a novembre ha annunciato la chiusura dello stabilimento bergamasco e ha aperto la mobilità per 11 dipendenti più due a tempo determinato.

È ancora lontano l'accordo sugli esuberi alla Ditec di Treviolo, specializzata in porte automatiche, che a novembre ha annunciato la chiusura dello stabilimento bergamasco e ha aperto la mobilità per 11 dipendenti più due a tempo determinato.

Situazione complessa anche perché è aperto un secondo fronte, a Quarto d'Altino, nel Veneziano, dove si parla di 90 esuberi su 120 dipendenti (anche se la procedura non è ancora stata avviata). L'intenzione della multinazionale svedese Assa Abloy, che controlla Ditec, è quella di delocalizzare in Paesi a più basso costo di manodopera (primi fra tutti Cina e Repubblica Ceca), ma questa decisione ha incontrato nei giorni scorsi una forte opposizione anche da parte della politica, al punto che qualche rappresentante della Regione Veneto aveva adombrato l'ipotesi di allargare la protesta contro tutti i prodotti e produttori svedesi, tra cui l'Ikea.

Ieri l'incontro a Bergamo che doveva in qualche modo servire a chiarire la situazione si è chiuso con un nulla di fatto e con una sola, triste certezza: la decisione di chiudere da parte della società ormai è stata presa: semmai restano da discutere le modalità con cui accompagnare gli esuberi, argomento che sarà oggetto lunedì anche di un incontro romano al ministero delle Attività produttive.

«Purtroppo - spiega Andrea Donegà della Fim-Cisl - siamo ancora molto lontani da un accordo: in pratica, salvo qualche piccolo passo avanti, l'azienda è rimasta sulle posizioni dell'ultimo incontro e a questo punto cominciamo a dubitare che si voglia davvero raggiungere un'intesa». In sostanza, quando manca ormai meno di un meno alla scadenza dei 75 giorni canonici previsti dalla procedura (il 2 febbraio è l'ultima data utile) le distanza restano ampie.

Prima di arrendersi però i sindacati hanno in programma tre appuntamenti cruciali per cercare l'intesa in «zona Cesarini»: dopo quello romano del 9, incontreranno insieme all'azienda l'assessore provinciale al Lavoro Enrico Zucchi il 16 gennaio, per poi tornare al tavolo con Ditec il 19 (nel frattempo ci sarà anche il tempo per fare il punto con i lavoratori a Treviolo). Le rivendicazioni dei sindacati si articolano in sostanza su tre punti: due anni di cassa integrazione straordinaria per cessazione dell'attività per i dipendenti (Ditec finora ne mette sul piatto uno soltanto); incentivi economici all'esodo (finora l'offerta risulta ancora troppo bassa) e ricollocazione attraverso outsourcing (che non trova riscontri). 

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