Così cambia l’agricoltura nella Bergamasca Calano bovini e suini, triplicano gli struzzi

Una volta c’erano bovini e suini, ora sono gli struzzi a fare - si fa per dire - la parte del leone. Ma c’erano anche i cereali, sorpassati dai prodotti orticoli. Si può così sintetizzare la tendenza che emerge dalla nota congiunturale sull’ultima annata agraria predisposta dall’Assessorato provinciale all’agricoltura.

I dati confermano, infatti, come l’agricoltura bergamasca sia una realtà imprenditoriale in continua evoluzione, decisa ad affrontare le sfide di un mercato agro-alimentare sempre più globalizzato, ma allo stesso tempo anche condizionato da eventi locali, primo fra tutti la siccità che nel 2003 ha mandato a capra e cavoli il buon andamento dell’agricoltura nella nostra provincia. Al punto che si è registrata in particolare una contrazione delle produzioni vegetali rispetto al 2002, con oscillazioni medie comprese tra il 15%-20%, e picchi significativi in alcune zone montane e della pianura, dove si è raggiunto, e in alcuni casi superato, un deficit del 35%.

Ma altri dati emergono: diminuiscono, anche per accorpamento, le imprese zootecniche che producono latte bovino e cala anche il numero dei capi (colpa anche della psicosi da "mucca pazza"). Altrettanto si può dire dei suini: problemi sanitari hanno influito anche sul mercato. Per contro si è registrato un sensibile aumento della popolazione di struzzi, più che triplicati, passando da 800 a 2.786 capi. E così pure si può dire del settore apistico, in netta ripresa. Bene il settore vitivinico, meglio ancora quello florovivaistico.

(25/02/2004)

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