Gennaio, licenziati a Bergamo
Sono più del 50% di un anno fa

Sono ben 7.410 i lavoratori messi in mobilità, ovvero licenziati, a gennaio 2012. Un numero mai raggiunto in passato. Emerge dalle elaborazioni condotte dalla Cisl Lombardia sulla base dei dati delle liste pubbliche provinciali e regionali. A Bergamo erano stati 775, ora sono 1.165 (+50%).

Sono ben 7.410 i lavoratori messi in mobilità, ovvero licenziati, a gennaio 2012. Un numero mai raggiunto in passato e in forte aumento. È quanto emerge dalle elaborazioni condotte dalla Cisl Lombardia sulla base dei dati delle liste pubbliche provinciali e regionali. A Bergamo erano stati 775, ora sono 1.165 (+50%)

«È un nuovo grave campanello d'allarme di una crisi che continua a colpire il lavoro - commenta Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia -. L'aumento dei lavoratori licenziati conferma quello che da tempo diciamo: non basta limitarsi a difendere una cassa integrazione che prima o poi finisce, dobbiamo occuparci urgentemente di chi il lavoro lo ha perso o lo sta perdendo».

In questi tre anni di crisi il numero di licenziati ogni mese è viaggiato attorno alle 4-5mila unità. Erano ad esempio 5.994 nello stesso mese dello scorso anno e 3.817 lo scorso dicembre. È un dato variabile, ma che si è sempre tenuto su una media stabile. L'aumento rilevato a fine gennaio lascia intravvedere un 2012 di dura crisi occupazionale per molti lavoratori.

Ad aggravare la situazione è il fatto che l'incremento più sensibile si registra tra i lavoratori delle piccolissime aziende o dei settori deboli (+ 29,3% rispetto a a fine gennaio 2011), coperti solo dopo il licenziamento da 8 mesi massimi di disoccupazione ordinaria e non dai 2 o 3 anni di indennità di mobilità come avviene nell'industria.

Dei 7.410 licenziati ben 5.055 hanno solo gli 8 mesi contro i 2.355 che hanno la mobilità per intero. «Alla Regione Lombardia chiediamo di accelerare l'estensione delle doti di ricollocazione per chi è licenziato concordata a dicembre con i sindacati - aggiunge Petteni -. Alle parti sociali nazionali diciamo che questi dati ci danno un motivo in più per cambiare e non conservare le regole di un mercato del lavoro vecchio e che non ci aiuta più».

E conclude: «È assurdo che due-terzi dei licenziati non abbiano sostegni degni di questo nome, così com'è altrettanto assurdo che in questo Paese si continui a pensare che occorra più facilità sui licenziamenti. "Più occupati e meno licenziati" deve essere lo slogan per chi vuole davvero riformare il mercato del lavoro».

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