Ferme due linee produttive
Bagnatica, 129 esuberi alla Novem

Una notizia pesantissima scuote la Novem Car Interior Design di Bagnatica. Quello che doveva essere un tranquillo incontro tra azienda e sindacati si è trasformato in una doccia fredda per i lavoratori: previsti 129 esuberi su 289 dipendenti.

Una notizia pesantissima scuote la Novem Car Interior Design di Bagnatica. Quello che doveva essere un tranquillo incontro tra azienda e sindacati si è trasformato in una doccia fredda per i lavoratori: previsti 129 esuberi su 289 dipendenti.

La decisione dell'azienda, che si occupa di interni di design per il settore automobilistico, dipende dalla decisione di cessare l'attività su due linee produttive legate alla produzione di interni in radica e in alluminio. Piattaforme che non saranno rimpiazzate.

La decisione arriva dopo altri tira e molla da parte dell'azienda, in difficoltà economica già dal 2008 quando si era verificato un drastico calo delle commesse. Una crisi che all'inizio del 2009 costringe la Novem dichiarare circa 110 esuberi: il numero era sceso poi a 50. All'inizio del 2011 sembrava che la fase più acuta della crisi fosse superata: l'azienda aveva infatti chiamato una quarantina di somministrati e a fine anno aveva rinnovato anche l'integrativo aziendale. Ora la nuova brutta notizia con la dichiarazione dei 129 esuberi. Prevista per giovedì 23 febbraio l'assemblea dei lavoratori, la prossima settimana è previsto l'incontro tra azienda e sindacati.

«La Novem subisce da tempo gli effetti del processo di internazionalizzazione delle produzioni automotive che penalizza tutta la componentistica - spiega l'azienda stessa -. Si tratta di una evoluzione pluriennale oramai divenuta irreversibile, che impatta su tutti i competitors in eguale misura e che non può trovare soluzione nel breve o nel medio periodo, anzi è destinata ad accentuarsi nei prossimi anni».  «Tutti gli stabilimenti europei del Gruppo Novem saranno coinvolti da un ampio processo di riorganizzazione con inevitabili conseguenze sull'occupazione - continuano da Bagnatica -. A Bergamo la cessazione della linea di produzione C6 e Rover determinerà nel 2012 la perdita di un volume di produzione di 14 milioni di euro e la perdita di 129 posti di lavoro, tra diretti ed indiretti. Nonostante il gravame di tale operazione il Gruppo Novem intende mantenere la propria presenza industriale nella provincia di Bergamo con il personale addetto alle altre linee ed in aree ridotte. È in corso di predisposizione un piano industriale finalizzato a dare concretezza a questa prospettiva».

«La società sta inoltre predisponendo, unitamente a Confindustria Bergamo, un piano d supporto alla ricollocazione per attenuare l'impatto sociale indotto dalla procedura - continua l'azienda -, auspicando di poterlo realizzare con il concorso delle amministrazioni locali e del quale verrà data a breve illustrazione ai sindacati».

«Pur in una situazione particolarmente difficile ed a fronte delle problematicità produttive riscontrate è possibile - ha dichiarato Karl Kumpf, amministratore delegato di Novem - con senso di responsabilità ed evitando inutili contrapposizioni, condividere con i lavoratori un percorso che consenta la continuità produttiva, una salvaguardia occupazionale parziale ed un reale sostegno al reinserimento nel mercato del lavoro per il personale eccedente».

La procedura di mobilità riguarderebbe 90 operai diretti, 18 operai indiretti e 21 impiegati. Il gruppo, fra i leader mondiali specializzati nella produzione di interni in legno per automobili d'alta gamma (Mercedes, Audi, ecc.), ha sede a Vorbach in Germania. L'anno fiscale che si sta chiudendo (1° aprile 2011- 31 marzo 2012) dovrebbe registrare in Italia «un fatturato di circa 30-31 milioni di euro con 289 persone occupate» ha detto oggi l'amministratore delegato Kumpf. Il gruppo nel mondo conta circa 4mila dipendenti in due stabilimenti negli USA (Detroit e Atlanta), uno in Honduras (Tegucigalpa), quattro in Germania (Worbach, Kulmbach, Eschenbach e Grafenwohr), uno in Repubblica Ceca (Pilsen), uno in Slovenia (Zalec), uno in Cina (LangFang) e uno in Italia, appunto, a Bagnatica. Contrarie ai licenziamenti, le Rsu e le organizzazioni sindacali hanno risposto all'azienda sollevando diversi problemi, in particolare in merito agli «eccessivi costi fissi dello stabilimento per le limitate produzione che rimarrebbero», hanno chiesto la presentazione di un piano industriale per i prossimi cinque anni, la valutazione dell'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge e, infine, hanno rivendicato un incontro di gruppo e non solo di stabilimento. Hanno, inoltre, espressamente chiesto all'azienda di non aprire la procedura di mobilità, ma di avviare la trattativa per la gestione degli esuberi senza nessuna scadenza temporale. L'azienda si è riservata di riflettere sulla proposta avanzata.

«L'impatto sociale che la scelta aziendale produce - dichiarano Ivan Comotti della Fillea-Cgil e Gabriele Mazzoleni della Filca-Cisl di Bergamo - è rilevante e si verifica in un periodo difficile per il tessuto produttivo bergamasco. Per questo si deve discutere con quali piattaforme produttive il gruppo sostituirà le produzioni che vanno fuori serie. Abbiamo già attivato la procedura per la richiesta di costituzione del Comitato Aziendale Europeo per avere una interlocuzione generale con il gruppo».

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