Information technology e crisi:
1.981 posti a rischio in Lombardia

Sono 1.981 i posti di lavoro a rischio in Lombardia nei settori dell'Information and communications technology e dell'High Tech, pari al 17,3% degli occupati. Le aree interessate sono quelle di Milano e Brianza, Bergamo e Lecco, con un'occupazione complessiva di 11.444 lavoratori.

Sono 1.981 i posti di lavoro a rischio in Lombardia nei settori dell'Information and communications technology e dell'High Tech, pari al 17,3% degli occupati. Le aree interessate sono quelle di Milano e Brianza, Bergamo e Lecco, con un'occupazione complessiva in Lombardia di 11.444 lavoratori.

Il dato preoccupante emerge dall'ultimo aggiornamento dell'Osservatorio Fim Cisl sulle aziende metalmeccaniche in crisi, focalizzato sul settore dell'alta tecnologia che negli ultimi mesi ha visto un'accelerazione delle situazioni di difficoltà.

«Vertenze e mobilitazioni stanno coinvolgendo centinaia di lavoratori – sottolinea Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Le aziende dell'Ict e dell'High Tech sono decisive per lo sviluppo qualificato e  sostenibile dell'industria e in Lombardia, ma occorre un ruolo più incisivo della Regione nella gestione delle situazioni di crisi e nella difesa delle eccellenze».
 
Nel settore operano diverse imprese, soprattutto multinazionali, che vedono la presenza su tutto il territorio nazionale e che sono insediate nella nostra Regione. Le principali vertenze occupazionali attualmente aperte interessano imprese rilevanti quali Italtel, Alcatel, Agile, Jabil, Sem, Bames, Linkra.

In alcune di queste aziende sono già in corso processi di sospensione (cassa integrazione straordinaria, contratti di solidarietà, mobilità) con incognite rilevanti per il futuro; in altre vi sono dichiarazioni di esubero da parte delle imprese e di rilocalizzazione di attività in altri Paesi (è il caso di Alcatel). In altre ancora si prefigurano riassetti e ristrutturazioni a livello internazionale, con probabili ricadute sul nostro territorio (è il caso di Nokia Siemens).

«Il settore si colloca tra crisi, ristrutturazione e sviluppo – spiega Alberta -. La Regione deve dare seguito e concretezza alle “Politiche per la competitività” deliberate il 25 febbraio 2011, assicurando la più ampia informazione sulle risorse utilizzabili, e la verifica dell'efficacia delle misure di finanziamento e sostegno previste. Occorre fare emergere le potenzialità e le opportunità del settore dell'alta tecnologia, per favorire gli investimenti e gli insediamenti industriali, per accrescere l'occupazione di qualità e valorizzare il capitale umano e professionale dei lavoratori».
 
Per sollecitare interventi concreti delle istituzioni, la Fim lombarda ha presentato alla Regione un documento che oltre agli ultimi dati sulle crisi del settore presenta alcune proposte concrete. Tra queste: rilanciare i poli tecnologici, i distretti e gli insediamenti produttivi; incrementare e dare certezza agli investimenti pubblici sulle infrastrutture tecnologiche; sostenere i progetti di investimento delle imprese; aprire il confronto con le aziende per evitare le delocalizzazioni; rafforzare le politiche attive per l'occupazione; creare una sede di confronto permanente sull'High Tech a livello regionale e nazionale.

«Tutte le azioni dovranno trovare una sede permanente di confronto e raccordo che coinvolga le istituzioni, i sindacati, le associazioni di impresa, le università – conclude il segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. L'attivazione positiva del confronto a livello regionale è importante anche in termini di raccordo e di  stimolo per le necessarie scelte del ministero dello Sviluppo economico in materia di politica industriale».

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