Auto, assemblea dei costruttori:
presidente un manager di Brembo

Le case italiane dell'auto lanciano un grido di dolore sulle difficoltà del settore al governo chiedono: «la mobilità sia un vero motore della ripartenza». All'assemblea dell'Anfia i costruttori hanno scelto come presidente un manager di Brembo, Roberto Vavassori.

Le case italiane dell'auto lanciano un grido di dolore sulle difficoltà del settore e chiedono al governo di «considerare la mobilità come un vero motore della ripartenza e sviluppo del nostro Paese».

L'occasione è l'assemblea dell'Anfia, la prima senza il gruppo Fiat e anche quella del centenario: i costruttori hanno scelto Roberto Vavassori, manager di Brembo, come presidente.

Al Museo dell'Automobile sono intervenuti il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, il presidente dell'Eni, Giuseppe Recchi e Marco Vitale, presidente del Fondo italiano d'investimento per le pmi.

«La filiera automotive - ha detto Vavassori - garantisce oltre un milione di posti di lavoro e rappresenta da sola l'11,4% del Pil annuale. Eppure il parco circolante appare assimilato a una paziente mucca da mungere».

L'assenza del Lingotto si sente, l'anno scorso all'assemblea c'era Sergio Marchionne. «L'uscita di Fiat da Confindustria - ha detto il vicepresidente Leonardo Fioravanti - ha causato anche la sua uscita da Anfia. Ci è dispiaciuto: la più grande impresa italiana ha fatto le sue scelte, in un settore altamente globalizzato. Ma il mondo italiano dell'auto non è finito: noi rappresentiamo 270 aziende che occupano più di 60.000 persone».

Sullo sfondo dell'incontro i problemi del settore a livello europeo. Per Stefano Aversa, presidente della società di consulenza AlixPartners, «la sovraccapacità produttiva in Europa ha raggiunto quasi il 30%» e, dopo le chiusure degli impianti Opel di Anversa e Fiat di Termini Imerese, 7-8 stabilimenti sono in eccesso.

Sono preoccupate anche le aziende della componentistica: «Se la quota di produzione Fiat continuerà a scendere - osserva Mauro Ferrari, presidente del gruppo componenti Anfia - c'è il rischio che le multinazionali estere possano lasciare il Paese».

«Per diventare più competitiva ed essere capace di stare alla pari con gli altri Paesi - sottolinea Profumo - l'Italia deve investire di più nella formazione, che deve essere più internazionale. Torino lo ha fatto con il campus di Mirafiori».

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