Commercialisti in crescita
mediatori tra cittadini e Stato

Una professione che continua a crescere, nonostante la crisi: anzi, forse proprio a causa della crisi. I dottori commercialisti bergamaschi sfiorano ormai le 1.600 unità e per riuscire a battere la concorrenza cercano anche nuovi spazi di consulenza.

Una professione che continua a crescere, nonostante la crisi: anzi, forse proprio a causa della crisi. I dottori commercialisti bergamaschi sfiorano ormai le 1.600 unità (per l'esattezza sono 1.594 gli iscritti all'Ordine), e per riuscire a battere la concorrenza cercano anche nuovi spazi di consulenza.

Il presidente dell'Ordine Alberto Carrara, in passato anche consigliere e segretario generale, nonostante una recessione che sembra non finire mai, è un uomo che ama vedere il vedere il bicchiere mezzo pieno.

Presidente, quali le ragioni del suo ottimismo?
«Che questa professione abbia un futuro ne sono certo: non solo per il numero degli iscritti che continua ad aumentare, ma per le numerose sfide che ci attendono».

In tempi di credit crunch e di un fisco sempre più invasivo, come si pone il commercialista?
«I sempre più deteriorati rapporti tra cittadino e fisco ci preoccupano. Il caso di Romano non può che colpire la sensibilità di ognuno di noi. Ecco perché, in virtù della competenza maturata sul campo, il commercialista intende proporsi come "mediatore" nel rapporto tra Stato e contribuente, esprimendo comunque la nostra solidarietà al personale di Equitalia ed Agenzia delle Entrate».

Pensate di riuscire a fare da «cuscinetto» tra i litiganti?
«Intanto bisogna sgombrare il campo dagli equivoci: quanto è avvenuto, non solo a Romano, rappresenta un'inaccettabile estremizzazione di un sentimento di malessere e confusione diffusa. Ma questi gesti vanno assolutamente condannati. Dall'altra parte è chiaro che l'atteggiamento non dev'essere mai vessatorio ma di dialogo. Occorre capire che il contribuente è tale, ma è anche un uomo, padre di famiglia, con una sua storia a magari tanti problemi quotidiani». 

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di martedì 5 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA