La Merera vitigno tipo orobico
Al via la ricerca con le università

Ha preso il via la fase pratica del progetto di sperimentazione che vede il Consorzio Valcalepio affiancare l'Università degli Studi di Milano e di Piacenza, in un progetto legato alla valorizzazione delle varietà tradizionali che già rientrano nella Igt .

La pioggia arrivata già ieri e prevista, tra l'altro, in abbondanza anche nei prossimi giorni, potrebbe salvare la produzione del Valcalepio rosso, mentre nulla può incidere su quello bianco, dato che la vendemmia delle uve bianche è già in avanzato svolgimento.

«La pioggia - spiega il presidente del Consorzio tutela Valcalepio, Enrico Rota - potrà ingrossare gli acini delle uve a bacca rossa e quindi, dato che la vendemmia partirà a metà settembre, mantenere sui livelli quantitativi dell'anno scorso la produzione dei rossi bergamaschi e dando un apporto positivo anche da un punto di vista qualitativo. Per quanto riguarda i bianchi, invece, fatto salvo il discorso qualitativo, quest'anno vi sarà un calo produttivo di circa il 20%».

Con la vendemmia ha preso il via anche la fase pratica del progetto di sperimentazione che vede il Consorzio Valcalepio affiancare l'Università degli Studi di Milano e di Piacenza, un progetto legato al bando dedicato alla ricerca in viticoltura ed enologia istituito dalla Regione la scorsa primavera e volto alla valorizzazione delle varietà tradizionali che già rientrano nella Igt (Indicazione geografica tipica) bergamasca e nella Doc Terre del Colleoni: la Schiava lombarda, l'Incrocio Terzi, il Marzemino, il Franconia (o Imberghem) e la Merera.

L'attenzione del consorzio si è concentrata soprattutto su quest'ultimo vitigno, la Merera, per il quale è stata richiesta l'iscrizione all'elenco delle varietà coltivabili. Dalla Merera (che appartiene alla famiglia della Schiava), in futuro, potrebbe perciò scaturire la produzione di un vino rosso originale bergamasco, da aggiungere all'attuale peraltro già variegata produzione orobica, dal Valcalepio in giù. 

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