Fiat, indotto bergamasco a rischio
La Fiom: «Intervenga la Regione»

«La Regione intervenga per salvare i quasi 1.000 posti di lavoro a rischio della Fiat». Lo chiede la Fiom della Lombardia. Si tratta non solo di posti nelle fabbriche, ma anche dell'indotto, che coinvolge tante aziende della Bergamasca, grandi o piccole.

«La Regione intervenga per salvare i quasi 1.000 posti di lavoro a rischio della Fiat». Lo chiede la Fiom della Lombardia. Si tratta non solo di posti nelle fabbriche, ma anche dell'indotto, che coinvolge tante aziende della Bergamasca, grandi o piccole. 

La Fiom Cgil Lombardia chiede l'intervento del Pirellone: «Anche noi condividiamo le preoccupazioni del vicepresidente e assessore all'Industria e Artigianato della Regione Lombardia Gibelli – dice Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia -  rispetto all'evoluzione che potrebbe avere la vicenda Fiat per i lavoratori degli stabilimenti della Lombardia. Per questo chiediamo un intervento immediato».

Sul territorio ci sono le quattro grandi fabbriche Fiat di Milano, Brescia, Legnano e Mantova e le tante altre aziende dell'indotto. «La Regione Lombardia non può permettersi di considerare la Fiat una questione legata a Roma oppure a Torino – sottolinea Rota -. Deve assumersi l'impegno di intervenire con azioni concrete e puntuali dato che ci sono quasi mille posti di lavoro a rischio. L'eventualità che questi lavoratori restino a piedi sarebbe disastrosa per un territorio come quello lombardo in cui l'emorragia dei posti di lavoro e la chiusura delle imprese sembrano inarrestabili».

La Regione, secondo la Fiom Lombardia, «dovrebbe chiedere quali sono i programmi della Fiat negli stabilimenti lombardi per i prossimi mesi, soprattutto per le aziende in cui si stanno usando gli ammortizzatori sociali. A questo proposito, coerentemente con le dichiarazione di Gibelli, ci aspettiamo che da parte della Regione ci sia una convocazione delle organizzazioni sindacali e dell'azienda per fugare ogni dubbio sulle prospettive degli stabilimenti e dei livelli occupazionali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA