Ubi Banca, stop al negoziato:
«Posizioni troppo lontane»

Si sapeva che la trattativa sul piano di riorganizzazione di Ubi Banca era appesa a un filo e, in effetti, lo stop di giovedì non ha sorpreso. Al quarto incontro, i sindacati hanno abbandonato il tavolo per l'indisponibilità dell'azienda.

Si sapeva che la trattativa sul piano di riorganizzazione di Ubi Banca era appesa a un filo e, in effetti, lo stop di giovedì non ha sorpreso. Al quarto incontro, i sindacati hanno abbandonato il tavolo per l'indisponibilità dell'azienda a venire incontro alle loro richieste.

Per Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil, Ugl, Dircredito e Sinfub la trattativa è di fatto chiusa se l'azienda non cambia posizione, anche se formalmente - come ci tengono a precisare fonti aziendali - la procedura di consultazione sindacale che prevede un periodo utile di 50 giorni per il raggiungimento di un accordo fra le parti, scadrà solo il 17 ottobre, e quindi resta tuttora aperta.

Proseguirà così il periodo di «tregua» previsto dalla normativa sulla procedura, e quindi la mobilitazione e le assemblee potranno essere convocate solo a partire dal 18 ottobre. Nel comunicato congiunto delle sigle sindacali, si fa riferimento al fatto che «non ci sono più margini di trattativa» e che dunque «è impossibile la discussione con l'azienda» che resta ferma sull'intenzione di ridurre il costo del personale di 115 milioni, il che equivale a 1.578 esuberi.

La rottura delle trattative dei sindacati con Ubi Banca è condivisibile - scrive in una nota Giorgio Jannone, presidente associazione azionisti - per diverse motivazioni: 1. risulta evidente dai dati della semestrale 2012 che i dipendenti Ubi hanno un costo per il personale nettamente inferiore a quello medio del sistema bancario, mentre garantiscono le migliori performance in assoluto in Italia in termini di raccolta e di impieghi; 2. le consulenze esterne risultano del tutto sproporzionate rispetto alla medesima voce di costo delle altre banche italiane, ed è proprio dalla riduzione delle consulenze, dei favoritismi e degli sprechi che bisogna puntare, non certo a dolorosi e immeritati tagli del personale; 3. i bilanci delle società del Gruppo, con particolare riferimento a Ubi Leasing, attestano perdite dovute ad operazioni particolarmente censurabili, che sono al vaglio delle autorità di vigilanza.

In un contesto tanto complesso quanto inquietante non possono e non devono essere i dipendenti gli unici a pagare il conto di una gestione che tra l'altro trova nel numero degli amministratori e nei compensi attribuiti un'ulteriore motivazione alla necessità di cambiamento.

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