Il fallimento Ipsa e la Cassa:
tutto rinviato al 22 ottobre

Non c'erano i due curatori fallimentari all'incontro in via Tasso fra il prefetto e i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sulla situazione dei 35 lavoratori rimasti senza prospettive e senza cassa integrazione dopo il fallimento della Ipse di Albano. Il 22 nuovo incontro.

Non c'erano i due curatori fallimentari coinvolti, Claudio Dalla Valle e Franco Cannizzo, all'incontro in via Tasso fra il prefetto e i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sulla situazione dei 35 lavoratori rimasti senza prospettive (e senza cassa integrazione) dopo il fallimento dell'azienda metalmeccanica Ipse di Albano Sant'Alessandro.

All'appuntamento il prefetto Camillo Andreana e l'assessore provinciale al Lavoro Enrico Zucchi. «Il prefetto ci ha comunicato che si sta impegnando a tutti i livelli, anche con i curatori di entrambe le procedure fallimentari, quella di Ipsa come quella di Cattaneo Presse International, per provare a risolvere una situazione assurda che mai ci è capitato di affrontare»: lo hanno detto all'uscita della Prefettura Mauro Rossi della Fiom e Marco Fiorina della Fim di Bergamo.

«È stato fissato un nuovo confronto con le istituzioni per lunedì 22 ottobre (alle ore 16): ci auguriamo che in quell'occasione intervengano anche i curatori fallimentari. Entro quella data dovrebbero, poi, essersi già pronunciati i Tribunali di Venezia e di Bassano del Grappa su delicati sviluppi della vicenda».

Nel luglio scorso era stato firmato un accordo per l'avvio della cassa straordinaria per procedura concorsuale che avrebbe dovuto garantire un anno di integrazione salariale a partire (retroattivamente) dal 7 giugno, data del fallimento dell'azienda.

L'iter per l'ottenimento dell'ammortizzatore sociale, però, è stato bloccato da una disputa sulle competenze. Infatti - spiega un comunicato dopo la firma dell'accordo per l'avvio della cassa straordinaria in Regione il curatore fallimentare di Ipsa Claudio Dalla Valle ha avanzato dubbi sulla titolarità della procedura fallimentare: non è chiaro se i 35 lavoratori rimasti in carico all'azienda facciano capo alla procedura fallimentare di Ipsa oppure a quella di Cattaneo Presse International, da cui Ipsa aveva affittato un ramo d'azienda.

Risulta, infatti, che Ipsa non abbia mai pagato per l'affitto, dunque il contratto di quell'operazione sarebbe da considerarsi decaduto. Successivamente, però, in fase di asta del medesimo ramo di azienda, Ipsa aveva acquisito la medesima parte di produzione, per la seconda volta non onorando i debiti. Così, in occasione dello sfratto di Ipsa, l'ufficiale giudiziario aveva restituito il complesso aziendale (ovvero macchinari e, secondo il curatore Ipsa, anche i lavoratori) a Cattaneo Presse International.

La cassa firmata a luglio, alla fine, è stata bloccata in Regione: la sua sospensione è stata decisa in attesa di chiarimenti sulla posizione societaria e sul vero rapporto fra i due fallimenti.

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