Progetto per la Val Seriana
Barcella: risposta ancora valida

«Il progetto Val Seriana è una risposta concreta alle necessità di un territorio, fondato sulla condivisione d'intenti e sull'impegno reciproco delle forze sociali, economiche e istituzionali». Alberto Barcella non ha dubbi.

«Il progetto Val Seriana è una risposta concreta alle necessità di un territorio, fondato sulla condivisione d'intenti e sull'impegno reciproco delle forze sociali, economiche e istituzionali». Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia, non ha dubbi. Lui, sul progetto Val Seriana, nel 2009 in qualità di presidente della locale Confindustria Bergamo ha apposto la sua firma: e insieme a lui in quella occasione c'erano le parti sociali. «Non penso proprio sia uno spot pubblicitario (come provocatoriamente si è chiesto mercoledì, durante la manifestazione dei lavoratori Honegger, il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli NdR): il progetto Val Seriana era, è e continuerà ad essere, un concreto impegno condiviso, un tentativo serio, di individuare soluzioni reali e percorribili per la salvaguardia e il rilancio del territorio dal punto di vista economico e sociale».

Come spiega Barcella, la genesi del progetto stava nello «sforzo di salvaguardare le caratteristiche industriali della Val Seriana in un contesto di criticità diffusa». Era il 2008 quando la crisi cominciò a mordere ferocemente. «All'inizio ci si era focalizzati sul contesto tessile. Ma ben presto ci si accorse che le preoccupazioni dovevano essere allargate anche agli altri ambiti operativi». E così, ci si è spinti sul progetto del «riorientamento dell'economia Seriana». Con un piccolo problema sopraggiunto: l'evoluzione della crisi. «È evidente a tutti che la crisi oggi ha coinvolto tutti i settori e quel riorientamento è diventato oggettivamente più complicato proprio per l'aggravamento della situazione nel suo complesso». Una situazione, questa che ha impattato duramente anche sullo stesso caso Honegger: «La stessa situazione Honegger - spiega Barcella - pur rappresentando un caso specifico all'interno del disagio più ampio vissuto dal tessuto vallare, ha visto vanificare le sue aspettative a causa proprio di questa situazione di difficoltà che si è espansa su settori diversi dall'industria. Impedendo così che si realizzassero altri progetti su attività legate al settore terziario le quali avrebbero potuto permettere il ricollocamento almeno parziale del personale».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 2 novembre

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