Pinco Pallino cambia rotta
Nuovo corso per il rilancio

Un cambio ai vertici, ma soprattutto un mutamento di strategia, per cercare di invertire una rotta che nell'ultimo biennio si è fatta estremamente complicata. Gaetano Sallorenzo diventa infatti presidente e amministratore delegato de I Pinco Pallino di Entratico.

Un cambio ai vertici, ma soprattutto un mutamento di strategia, per cercare di invertire una rotta che nell'ultimo biennio si è fatta estremamente complicata. Gaetano Sallorenzo diventa infatti presidente e amministratore delegato de I Pinco Pallino di Entratico, controllata da due anni dal fondo Opera (che detiene il 90% della proprietà, a fronte del 10% ancora detenuto dalla famiglia Cavalleri) succedendo a Suzanne Basini e impostando un programma più aggressivo per la maison di alta moda per bambini.

Tutto questo mentre l'azienda ha appena siglato il contratto di solidarietà per un anno (con una riduzione massima d'orario del 30%) che coinvolge tutti i 67 dipendenti. Sallorenzo, 55 anni, viene da una lunga esperienza nel settore abbigliamento: tra le altre cariche è stato direttore generale in Calvin Klein Jeans and Sportswear Europa e Asia e presidente della Giorgio Armani North America.

«Sappiamo tutti che negli ultimi anni l'azienda ha incontrato molte difficoltà, accentuate dalla crisi internazionale. A risentirne il fatturato, sceso sensibilmente: quest'anno chiuderemo attorno ai 13,5 milioni, rispetto ai 15 del 2011, ma intendiamo rilanciarci puntando su un prodotto più contemporaneo, pur restando assolutamente nell'alta gamma. Inoltre pensiamo a una maggiore espansione sui mercati asiatici: l'obiettivo è inaugurare alcuni negozi in Cina, dove a differenza del Giappone, non siamo ancora presenti. Ma dobbiamo tornare a crescere anche sul mercato domestico».

Il piano di rilancio prevede anche il potenziamento della linea maschile; il restyling dello store di Milano in via Borgospesso; il rafforzamento delle collezioni «neonati» e «baby» e l'avvio del segmento licensing con partner internazionali. Tornando ai contratti di solidarietà, «sono una misura necessaria - spiega il neo presidente -: in passato non si era mai fatta neppure la cassa, ma i lavoratori hanno capito il momento. Peraltro la solidarietà li tutela maggiormente sul fronte economico rispetto ad altri ammortizzatori e poi resta una soluzione temporanea». «Questa misura - spiega Terry Vavassori di Fisascat-Cisl - è anche a tutela di un rilancio che, per le professionalità che possiede, l'azienda ha tutte le possibilità di conseguire quando la crisi allenterà la presa».

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