Latte, presidio dei produttori
Tensioni per il prezzo alla stalla

I produttori di latte sono sul piede di guerra per il prezzo alla stalla. Con il pieno sostegno di tutte le principali organizzazioni professionali agricole provinciali martedì mattina hanno iniziato un presidio.

I produttori di latte, rappresentati dalla loro associazione Aintprolaca e da Lombardia Latte, sono sul piede di guerra per il prezzo alla stalla. Con il pieno sostegno di tutte le principali organizzazioni professionali agricole provinciali martedì mattina hanno iniziato un presidio, con tanto di campo base e trattori, davanti allo stabilimento Invernizzi di Italatte in viale Europa a Caravaggio.

L'azienda, che fa parte di Lactalis Italia, è stata eletta a luogo simbolo della protesta: il prezzo fissato con Lactalis, infatti, fa in pratica da riferimento per il mercato. La protesta, con presidio che ieri sera è stato predisposto anche per la notte, andrà avanti a oltranza. «Si tratta di una manifestazione pacifica che vuole però attirare anche l'attenzione pubblica su un problema che spesso rimane in secondo piano. Chiediamo che all'interno della filiera ci sia una equa distribuzione delle risorse perché i produttori non sono il ventre molle della filiera: senza di noi anche le aziende di trasformazione chiudono», spiega il presidente di Aintprolaca Bergamo, Paolo Gatti.

Il prezzo del latte alla stalla attualmente è fermo al 30 settembre. Quel giorno era scaduto l'accordo siglato dagli agricoltori con Italatte che fissava a 38 centesimi al litro il prezzo del latte e adesso i manifestanti, una sessantina in tutto, chiedono alle industrie addette alla trasformazione del latte di riaprire una negoziazione e rilanciano il prezzo sopra quota 40 centesimi, almeno attorno ai 42.

Gli agricoltori della Bassa fanno notare che «i costi di produzione hanno subito un vertiginoso e costante aumento tale da non permettere più neppure il raggiungimento di un punto di pareggio. Il costo delle materie prime per l'alimentazione del bestiame ha avuto un'impennata di oltre il 13% mentre il prezzo pagato agli allevatori nel primo semestre della campagna in corso, rispetto alla precedente, è diminuito del 6,79% passando da 40,05 a 37,33 centesimi al litro. Senza considerare poi l'aumento degli oneri fiscali e dei costi per l'energia a carico delle aziende agricole». Quanto attualmente pagato agli allevatori non è più in grado di coprire neppure i costi di produzione. In questo modo molte aziende lattiere rischiano la chiusura con tutto quanto ne consegue dal punto di vista economico, occupazionale e sociale.

Lunedì sera il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania e le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori (Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Copagri) hanno concordato di svolgere al più presto un confronto con i rappresentanti dell'industria di trasformazione. Ora, gli agricoltori aspettano questo confronto e non intendono spostarsi dalla sede di Lactalis finché non porteranno a casa quanto auspicato.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 28 novembre

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