Tavolo Ubi, la Fisac-Cgil si sfila
Gli altri stringono sui contratti

Non sono bastate 37 ore per chiudere il cerchio sulla riorganizzazione in Ubi che prevede 650 uscite tra pensionamenti e fondo esuberi. A complicare la trattativa sui tagli Ubi è arrivato mercoledì 28 all'alba, verso le 3,30, il no della Fisac-Cgil a proseguire il confronto.

Non sono bastate 37 ore per chiudere il cerchio sulla riorganizzazione in Ubi che prevede 650 uscite tra pensionamenti e fondo esuberi. A complicare la trattativa sui tagli Ubi è arrivato mercoledì 28 novembre all'alba, verso le 3,30, il no della Fisac-Cgil a proseguire il confronto.

Pierangelo Casanova l'aveva detto in tarda serata: «Per noi non ci sono le condizioni». E così è stato. La Fisac è il terzo sindacato in Ubi, con circa 2.800 iscritti (su 19 mila dipendenti), dopo Fabi e Fiba-Cisl, rispettivamente prima con 6.300 e seconda con 3.500. Lo strappo si è consumato sulle giornate di solidarietà: volontarie, nella bozza di accordo, ma per i bancari della Cgil solo formalmente perché nei fatti scatterebbe una forma di obbligo.

Chiuso con la Fisac, il tavolo è andato avanti per le altre sigle: Fabi, Fiba-Cisl, Uilca, Dicredito, Sinfub e Ugl. A tratti, fino alla tarda mattinata, la firma è sembrata di nuovo a un passo, poi il confronto è tornato a dilatarsi attorno a due punti cruciali: contratti integrativi e assunzioni. Sugli integrativi si chiede la garanzia che non saranno disdettati fino alla scadenza naturale del 30 giugno 2014, condizione imprescindibile per la Fiba che l'ha messa sul piatto. I bancari della Cisl si sono mostrati determinati e una prima formulazione non è stata giudicata sufficiente. Sulle assunzioni si chiede di alzare i numeri (si è parlato di 325) fra stabilizzazione di precari e nuove leve.

Lo scoglio resta la contrattazione aziendale con l'impegno a non disdettare gli integrativi. Il confronto si è concluso alle 21,45. Giovedì 29 novembre potrebbe essere il giorno della chiusura delle trattative. Lo auspicano i sindacati.

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