Intesa Italcementi, i sindacati:
«È il punto di equilibrio più alto»

«L'ipotesi di accordo è il punto di equilibrio più alto possibile tra le parti alle luce delle condizioni date». Così i sindacati commentano l'intesa raggiuta sulla riorganizzazione del gruppo Italcementi. Ora partiranno i confronti in sede locale.

A due settimane dalla presentazione del piano di riorganizzazione chiamato “Progetto 2015” che coinvolgerà i siti italiani di Italcementi, Ctg e Calcestruzzi e in cui si prevede il ricorso alla Cassa per ristrutturazione per un totale di 740 persone (665 in Italcementi), giovedì a Roma l'azienda e i sindacati hanno firmato un'ipotesi di accordo.

Il 20 dicembre scorso nella sede di Italcementi a Bergamo si era tenuta una partecipatissima assemblea con circa 300 lavoratori, tra cui dipendenti della sede, ma anche di ITC e alcuni del Kilometro Rosso: dalla platea assembleare era arrivato il mandato a trattare (con una sola astensione tra i votanti).

L'intesa, relativa solo ad Italcementi, prevede il ricorso alla Cassa straordinaria per ristrutturazione dal 1° febbraio 2013 al 31 gennaio 2015, dunque per 24 mesi, per un numero massimo di 665 lavoratori. Si tratta di esuberi temporanei collegati al calo del mercato del segmento del cemento e alla nuova articolazione produttiva del Gruppo.

“Per i lavoratori che supereranno i tre mesi anche non continuativi di collocazione in Cassa l'azienda erogherà 550 euro al mese come sostegno al reddito e si farà carico di spese sanitarie e scolastiche dei figli dei lavoratori sospesi per più di 6 mesi fino ad un massimo di 1.000 euro”. Lo hanno precisato Umberto Giudici per la FILCA-CISL, Ivan Comotti per la FILLEA-CGIL, Luciana Fratus della FILLEA-CGIL, Duilio Magno per la FENEAL-UIL di Bergamo.

“L'accordo - dicono i sindacalisti - inoltre non prevede la chiusura definitiva degli stabilimenti di Monselice, Broni e Trieste, (come invece era inizialmente stato annunciato) ma la trasformazione di questi siti in centri di macinazione del clincker. Inoltre, l'azienda valuterà la ripresa produttiva in questi tre stabilimenti in relazione al mercato e, in particolare per Monselice, in rapporto anche alla pronuncia del Consiglio di Stato sulla legittimità di procedere alla costruzione di un nuovo impianto. La rotazione dei lavoratori avverrà in relazione alle fungibilità professionali sull'intero organico e alle esigenze tecnico organizzative: punto fondamentale, questo, dal momento che obbliga l'azienda ad applicare correttamente la rotazione. Come avevamo chiesto è entrata nell'accordo anche la riduzione del ricorso alle consulenze: la nostra delegazione ha ribadito e sottolineato che anche gli amministratori del Gruppo devono dare un segnale di sobrietà riducendo i propri compensi in questa fase così delicata".

"La vera sfida di questo difficile percorso sarà la nostra capacità di gestire e sfruttare ogni spazio possibile di ricollocazione interna ed esterna al Gruppo, riqualificazione e incentivazione all'apertura di attività in proprio: questi saranno dal punto di vista strategico gli argomenti da realizzare (come definito dall'accordo, anche attraverso il lavoro di agenzie specializzate). Cogliamo come un importante segnale di cambiamento di modalità rispetto alla Cassa integrazione precedente anche l'importante capitolo della comunicazione dell'utilizzo dell'ammortizzatore da parte dell'azienda, argomento di difficile gestione nel passato e che in questo accordo trova una nuova condivisa modalità: Italcementi infatti dovrà fornirci tutte le informazioni necessarie e in maniera preventiva”.

A livello locale è stato concordato che verranno attivati confronti tra le Rsu, assistite dalle organizzazioni sindacali, e l'azienda per definire necessità e modalità di ricorso alla Cassa. Ogni 4 mesi, poi, a livello nazionale si terranno confronti per il monitoraggio mentre a livello locale incontri su richiesta delle parti.

“L'ipotesi di accordo, punto di equilibrio più alto possibile tra le parti alle luce delle condizioni date, si colloca nell'alveo della gestione della crisi produttiva del settore - concludono i sindacalisti - con l'obiettivo di ridurre il più possibile l'ennesimo forte impatto sociale che i lavoratori e le loro famiglie devono sopportare e con lo sguardo rivolto in avanti nel settore del cemento, con la consapevolezza che i livelli produttivi raggiunti prima della crisi non si registreranno più”.

“Infine, vogliamo sottolineare che la corretta applicazione dell'intesa da parte aziendale, con il confronto costante con delegati e organizzazioni sindacali, è condizione necessaria perché sia concretamente equo l'intervento di riduzione del salario dei lavoratori che si registrerà”.

Le RSU di Calusco e le RSA della sede di Bergamo, congiuntamente alle organizzazioni sindacali, hanno già chiesto di fissare incontri di sito per contrattare condizioni migliorative rispetto alle precedenti (cioè per quei 16 lavoratori a casa a zero ore) e per evitare  problemi di eccessiva discrezionalità aziendale.

Per il Centro Tecnico di Gruppo le parti dovranno, invece, ancora incontrarsi a gennaio per definire le modalità di ricorso alla Cassa. Sempre a gennaio si terranno anche le assemblee dei lavoratori per sciogliere la riserva sull'ipotesi di accordo.

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