Il rinnovo di Ubi Banca
il «risiko» delle liste

Per usare le parole di qualcuno, c'è fermento. E non poteva essere diversamente. Sul rinnovo dei vertici Ubi si gioca una partita decisiva, per la banca ma non solo. E in diversi ambienti l'attenzione è alta sui destini di uno dei primi gruppi nel panorama del credito nazionale.

Per usare le parole di qualcuno, c'è fermento. E non poteva essere diversamente. Sul rinnovo dei vertici Ubi si gioca una partita decisiva, per la banca ma non solo. Lasceranno i posti di comando figure che hanno fatto la storia della finanza a Bergamo, a partire dal presidente del Consiglio di gestione Emilio Zanetti che terminerà il suo mandato. E in diversi ambienti l'attenzione è alta sui destini di uno dei primi gruppi nel panorama del credito nazionale, erede della Popolare che ha segnato un certo modo di fare banca sul territorio.

È su questi temi, lo spirito popolare, il modello cooperativo, la vicinanza con famiglie e imprese, in un mondo economico e bancario comunque radicalmente cambiato, che i confronti si animano. Tra addetti ai lavori e nel sistema economico, in ambienti trasversali della società civile bergamasca.

Da qui potrebbe arrivare qualche sorpresa costruttiva. Quantomeno in termini di avanzamento di istanze. Ma dagli umori che si raccolgono in giro non è escluso che il fermento possa confluire anche nell'espressione di una propria lista. Si arriverebbe così, ma il condizionale è d'obbligo, almeno a tre, dando per scontata quella espressione della banca e quella annunciata da Giorgio Jannone, in aperto dissenso con l'attuale gestione.

I movimenti nei sindacati
Per un'iniziativa che sembra prendere corpo, un'altra è invece sfumata. Nel mondo sindacale bergamasco si è cullata per un certo periodo l'idea, caldeggiata in partenza soprattutto dalla Cgil, di riunire confederali e sigle autonome dei bancari in una lista che potesse rappresentare lavoratori e consumatori. Una forza, sulla carta, almeno di 240 mila iscritti. Ma con l'accordo separato di fine novembre sulla riorganizzazione in Ubi, firmato da tutte le categorie tranne che dalla Fisac-Cgil, sono venute meno le condizioni per un percorso di questo tipo.

Al momento, quindi, una presenza diretta e autonoma del sindacato nella corsa di aprile sembra tramontata. Anche nel mondo Uilca, che era stato accreditato di una propria lista, pare non ci siano progetti in questa direzione. Vero è che la Uilca e alcuni suoi dirigenti, come il bresciano Flaviano Martini, si sono fatti promotori a novembre del 2011 dell'Associazione dei cittadini e dipendenti soci di Ubi Banca. Erano i primi mesi della discesa in campo di Giorgio Jannone, deputato del Pdl che non si ricandiderà alle prossime elezioni politiche e guarda invece al rinnovo in Ubi con la sua Associazione azionisti Ubi, alleata con la cuneese Tradizione in Ubi contro gli attuali vertici.

L'Associazione voluta dalla Uilca nacque poco più di un anno fa proprio per arginare l'iniziativa di Jannone in nome, si spiega in casa sindacale, della tutela della banca e del suo spirito cooperativo. Da lì a fare una lista però ne passa, anche solo perché per presentarla servono 500 firme.

Da ambienti Fabi e Fiba-Cisl, che giusto ieri ha riunito il direttivo di gruppo Ubi a Peschiera per discutere anche della riorganizzazione con le adesioni al piano di uscite e di riduzione di orario andate oltre ogni aspettativa, smentiscono la voce di un accordo fra le due sigle per l'ingresso di un loro rappresentante, non per forza un sindacalista, nel consiglio di sorveglianza. L'ipotesi è circolata in due versioni: Fiba in Ubi e Fabi in Intesa Sanpaolo o viceversa. Resta il fatto, però, che non da oggi sia la Fabi sia la Fiba auspicano che il mondo del lavoro venga rappresentato ai vertici della banca. E non più tardi di un mese fa, a un dibattito Fabi a Roma, il consigliere delegato Ubi, Victor Massiah, ha dato un segnale di apertura parlando di «una figura con capacità di ascolto e sintesi che rappresenta il pensiero dei lavoratori».

Il boom dei soci
Chiuso il capitolo sindacati, ci sono le associazioni di categoria. Imprese & Territorio, che riunisce artigiani, piccole industrie, commercianti e agricoltori, ha dichiarato per tempo, era settembre, di non essere intenzionata a presentare una lista propria. «Ci interessa l'attenzione», aveva detto allora Giuseppe Guerini, presidente del comitato, oltre che di Confcooperative Bergamo. È più o meno la richiesta che ha animato anche l'iniziativa della Fai, la Federazione degli autotrasportatori di cui è segretario Doriano Bendotti, che fa parte di Imprese & Territorio e che con una sua iniziativa autonoma ha invitato i propri iscritti a chiedere l'ammissione a libro soci di Ubi.

La mossa della Fai, con tanto di lettera alle ditte associate, è stata forse la più ufficiale, ma non l'unica. E, come anticipato nei giorni scorsi, le 3 mila richieste per l'iscrizione a soci arrivate alla banca, che hanno portato il totale oltre quota 85 mila, sono lì a testimoniarlo. Si sa che in questa direzione si è mossa la Compagnia delle opere, ma anche gli stessi sindacati. Se n'è parlato pure in occasione di qualche assemblea con i lavoratori.

E fra le ultime iniziative nate attorno al mondo Ubi fuori provincia, viene seguita con attenzione quella dell'associazione di azionisti Insieme per Ubi, riconducibile all'area pavese presidiata dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, che detiene il 16% circa della Popolare Commercio e Industria, che fa parte del gruppo. Il presidente di Insieme per Ubi, Mario Bianchi, fra l'altro, oltre che consigliere di amministrazione della Fondazione, ha anche trascorsi bergamaschi: dal 1986 al 1994 fu infatti consigliere di amministrazione delle Cementerie Mazzoleni di Paladina, di cui divenne presidente nel '94-'95. Il fermento, dentro e fuori Bergamo, insomma non manca.

Silvana Galizzi

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