Settimana della Moda, c'è Cividini
L'azienda di Gorle festeggia 25 anni

Citazioni anni Settanta per una collezione fresca e ottimista. Donne di una compostezza raffinata, che si vestono di lana e seta, di panno tweed e tulle di cachemire. Gli anni Settanta sono l'ispirazione della sfilata di Cividini, sabato per la Milano Fashion Week.

Citazioni anni Settanta per una collezione fresca e ottimista. Donne felici e di una compostezza raffinata, che si vestono di lana e seta, di panno tweed e tulle di cachemire. Gli anni Settanta sono l'ispirazione della sfilata di Piero e Miriam Cividini, sabato alle 16 a Milano al Circolo Filologico di via Clerici: «Negli anni Settanta si respirava l'aria del cambiamento - spiega Piero Cividini -. Ripartiamo da qui, raccontando una collezione che vive di flash back, recuperando l'estetica di quegli anni e calandola nella contemporaneità». Anni Settanta che infondono fiducia: dopo una pausa di tre anni, i Cividini sono tornati a sfilare lo scorso settembre, ripresentandosi per questa Fashion week e portando in passerella giacche alla Beatles, pantaloni scampanati, tuniche leggere che mixano maglieria e cotoni.

Lavori di ricerca, lavorazioni elaborate, alta qualità dei materiali. «Siamo a Milano dal 1995 e la pausa che ci siamo dati è stata ragionata - continua -. Ci siamo fermati per non strafare, per capire meglio l'evoluzione del mercato». In passerella la tunica alla Mary Quant che in jacquard lana-seta diventa subito moderna, abiti in flanella, camiciole di seta e cappottini di lana e pelle. «La crisi ha messo tutti in difficoltà, ma il mercato estero si sta riprendendo - spiega Cividini -. In particolare l'Oriente è in pieno vigore: siamo forti in Giappone con la nostra presenza nei department store e con 17 shop in shop. Va bene la Russia, la Corea e Taiwan». Con attenzione a due paesi molto ambiti: «La Cina, dove stiamo cercando un partner per riuscire a introdurci, e gli Stati Uniti dove stiamo crescendo: abbiamo cambiato partner e raddoppiato la presenza, in una trentina di negozi, con un trend in crescita». Poi il pensiero va a un monomarca in Italia: «C'era l'idea prima della crisi e continua ad esserci: è uno step che ci prefiggiamo dopo il 2014». Intanto il fatturato resta stabile sui 12 milioni: «Abbiamo perso sull'Italia e recuperato sull'export che copre l'85% del fatturato. Per il 2013 ipotizziamo un incremento». Confermato anche il modus operandi: l'ufficio stile è a Gorle dove con Piero e Miriam c'è la loro figlia Anita, 25 anni, che si occupa di tutti gli accessori, dalle scarpe alle borse, dalle cinture a una linea di sneakers con l'uso del cachemire per la tomaia. Sulla produzione, invece, la realizzazione del prêt-à-porter resta alla padovana Paci, mentre la maglieria è in mano ad una rete selezionata di artigiani, soprattutto veneti.

«Siamo soddisfatti, anche sulla distribuzione: il mercato estero si sta riprendendo. Gielo dico con cognizione di causa, da uno che quest'anno festeggia 25 anni di attività con questo marchio». Brand nato dopo diverse esperienze di Piero e Miriam nella moda. Miriam esordisce collaborando per grandi stilisti, da Armani a Valentino, fino a Versace, mentre Piero parte da studio artistici e da un maglificio di Bergamo già ai tempi di Ingegneria, passando anche per un'azienda di beach wear spagnola e da un maglificio tedesco. Nel 1983 danno vita allo «Studio Cividini» che si occupa di collaborazioni stilistiche freelance per aziende italiane ed estere, fino a quando nel 1988 firmano la loro prima collezione. Previsti dei festeggiamenti per l'anniversario? «Niente di eclatante - va cauto Cividini -, sempre coi piedi per terra. Non ce lo dimentichiamo: ci sentiamo dei sopravvissuti».

Fabiana Tinaglia

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