Per Ubi modello popolare e federale
Prima in Europa per prestiti all'imprese

La natura di Banca popolare cooperativa e il modello federale e duale: sono questi i due capisaldi che vengono ribaditi dall'associazione Amici di Ubi Banca in vista dell'assemblea del 20 aprile. Il direttivo ha anche convocato l'assemblea dei 1.053 associati l'8 aprile a Bergamo.

La natura di Banca popolare cooperativa e il modello federale e duale: sono questi i due capisaldi che vengono ribaditi dall'associazione Amici di Ubi Banca in vista dell'assemblea del 20 aprile. Il direttivo ha anche convocato l'assemblea dei 1.053 associati l'8 aprile a Bergamo.

Gli Amici di Ubi intervengono sulle «recenti iniziative, come quella prospettata per la Banca Popolare di Milano, che hanno indotto alcuni a formulare ipotesi di trasformazione di Ubi da Banca popolare cooperativa in società per azioni (presumibilmente di diritto speciale)». Un'ipotesi «non nuova» che «trova l'associazione Amici del tutto contraria», per diverse ragioni, a cominciare dal «valore ideale storico di una forma societaria che incarna una reale, concreta attuazione di democrazia economica»; poi per «il riconoscimento normativo sia a livello europeo sia in sede nazionale delle banche popolari cooperative, in particolare con le recentissime disposizioni di riforma della legge che le regola, con riferimento in specie alle quote di possesso elevabili all'1% e al 3% per i soci singoli e per gli organismi di investimento collettivo»; e anche per il ruolo della categoria a livello nazionale: «Le banche popolari registrano da diversi anni una costante, progressiva crescita delle quote di mercato degli impieghi e della raccolta, ora pari rispettivamente al 24% e al 26% del totale». Ed è questo un punto che gli Amici di Ubi intendono evidenziare: «Il tradizionale, coerente legame di servizio nei territori di presenza e l'essenziale rapporto socio-cliente si traducono, come i dati dimostrano, in un maggiore, consistente sostegno alle imprese medio piccole ed agli operatori in generale».

Ulteriori punti fermi sono rappresentati, per Ubi, dall'adozione del modello duale di governance e di quello federale sotto I'aspetto strutturale-organizzativo: «Si tratta di modelli da mantenere, attuati peraltro in sede di costituzione di Ubi, con tutti i più opportuni e ponderati affinamenti in termini di semplificazione e di razionalizzazione già attuati o da realizzare con la necessaria gradualità, così da rendere tali modelli sempre più funzionali ed efficaci». Per rispondere a talune critiche sulla gestione della banca, l'associazione Amici di Ubi cita poi il «rapporto Liikanen» sul sistema bancario europeo, che «vede Ubi al primo posto in Europa nel rapporto fra gli impieghi e il totale dell'attivo».

Il gruppo Ubi «realizza circa il 70% dei suoi impieghi in Lombardia». E le quote di mercato degli impieghi sono «salite dal dicembre 2006 a giugno 2012 dal 36,7% al 41,5% in provincia di Bergamo e dal 33,3% al 35,3% in provincia di Brescia, nonostante la flessione delle quote interne di sportelli. Si tratta di aspetti gestionali che smentiscono luoghi comuni e spunti polemici non supportati dalla realtà dei dati e confermano l'efficacia e la qualificazione dell'azione delle banche locali, il cui ruolo viene potenziato, e non limitato o compresso, dall'appartenenza al gruppo». Anche «il livello dei cosiddetti "derivati" che per le banche italiane risulta di molto inferiore a quello di altre aziende europee, è per Ubi - secondo quanto pubblicato dal Sole 24Ore - il più contenuto in sede nazionale».

Il direttivo di Amici di Ubi, infine prende atto «che la commissione, costituita su sua richiesta, chiamata a collaborare alla formazione della lista dei candidati per il prossimo consiglio di sorveglianza ha pressoché concluso i suoi lavori. L'orientamento seguito intende favorire l'equilibrato ricambio generazionale e il rinnovamento della composizione degli organi societari, chiamati a tutelare, anche in futuro, la stabilità, I'autonomia e l'indipendenza di Ubi banca».

© RIPRODUZIONE RISERVATA