Dati choc dalla Cisl di Bergamo
In provincia 35 mila senza lavoro

Da congiunturale a strutturale. È questa l'involuzione della disoccupazione nella nostra provincia. L'aggravamento è nei numeri: 25 mila disoccupati, più altri 10 mila in mobilità che sono stati licenziati: e fa 35 mila.

Da congiunturale a strutturale. È questa l'involuzione della disoccupazione nella nostra provincia. L'aggravamento è nei numeri: 25 mila disoccupati, più altri 10 mila in mobilità che sono stati licenziati: e fa 35 mila. Ma si potrebbero anche aggiungere i 10 mila in Cassa integrazione, esposti, dunque, al forte rischio di non trovare più un posto. Un esercito di persone che si sta ingrossando e che sta facendo lievitare al 5-6% (manca ancora il dato ufficiale da parte dell'Istat) la percentuale dei disoccupati nella Bergamasca.

Ad evidenziare la situazione di emergenza è la Cisl bergamasca, per la quale il modello di provincia a «disoccupazione zero» è ormai consegnato alla storia. La crisi ha pesantemente colpito anche il territorio orobico e, per la prima volta da oltre un decennio, nel 2012 la crescita delle imprese si è arrestata con un saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni di 24 aziende. «Si tratta - spiega Samuele Rota, responsabile del dipartimento lavoro della Cisl di Bergamo - prevalentemente di microimprese o individuali, della manifattura, dell'edilizia e del commercio, cioè il 75% delle quasi 87 mila imprese bergamasche attive. Tanti piccoli alberi che crollano senza fare rumore».

Perché la disoccupazione sta diventando strutturale con il rischio, dunque, che si stabilizzi a questi livelli? «Da una parte - continua Rota - la riforma Fornero trattiene per cinque anni all'interno delle aziende persone a fine ciclo lavorativo o in fase di espulsione, e questo fa da tappo all'ingresso dei giovani; dall'altra la possibile timida ripresa prevista a fine anno non porterà certo a un aumento di posti di lavoro: le imprese che innovano ed esportano approfitteranno per riorganizzarsi mantenendo però stabile il personale, per risparmiare sui costi fissi».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 7 marzo

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