Libera la domenica, 5 mila firme
Confesercenti: aperture inutili

Cinquemila firme raccolte: Confesercenti definisce un successo la campagna contro la liberalizzazione di orari e aperture dei negozi. «La deregulation non ha rilanciato il commercio ma ne ha aggravato le difficoltà». Ambrosioni: ora serve un patto.

Libera la domenica, la campagna di raccolta firme avviata da Confesercenti in collaborazione con Cei e Federstrade contro le aperture festive degli esercizi commerciali (sito internet: www.liberaladomenica.it), si è chiusa con quello che l'associazione definisce un grande risultato: sono circa 5 mila le adesioni raccolte in provincia di Bergamo.

Un traguardo raggiunto grazie anche all'impegno di chi ha sostenuto la campagna: Ufficio diocesano per la Pastorale del lavoro, Filcams Cgil, Uiltucs, Fisascat Cisl, Acli, Aspan e parrocchie.

Le 5 mila firme bergamasche si aggiungeranno a quelle raccolte nel resto d'Italia per sottoscrivere la legge d'iniziativa popolare che chiederà di abolire la liberalizzazione selvaggia di orari e aperture decisa dal governo Monti.

La deregulation, scrive Confesercenti, non ha giovato al commercio e anzi ne ha aumentato i costi, aggravandone le difficoltà. In nessun Paese europeo, del resto, gli orari dei negozi sono liberalizzati. In Italia, dopo l'introduzione del provvedimento, non sono aumentati i consumi, non è aumentato il Pil, non è aumentata l'occupazione.

Se non sarà posto rimedio, tra cinque anni potremmo ritrovarci con 81 mila imprese in meno e 203 mila disoccupati in più.

“La straordinaria adesione alla campagna ci ha confermato che le nostre preoccupazioni sono state recepite e condivise – sottolinea Giorgio Ambrosioni, presidente di Confesercenti Bergamo –. Su queste basi, al di là della proposta di legge, intendiamo lanciare un appello aperto a tutte le parti sociali coinvolte, grande distribuzione compresa: occorre sottoscrivere un patto di rispetto che garantisca le chiusure almeno durante le cinque principali festività ovvero Natale, S.Stefano, Pasqua, 25 aprile e 1° maggio. Ci sembra il minimo che si possa fare per onorare il senso di queste giornate e per garantire il diritto al riposo dei lavoratori”.

Per rilanciare il commercio e i consumi delle famiglie, anche nella nostra provincia, per Confesercenti non serve aumentare le aperture. Semmai va studiata una strategia complessiva, mirata e concertata tra istituzioni e parti sociali. Per questo motivo Confesercenti e sindacati di categoria lanciano la proposta di una “unità di crisi” del commercio, che affronti le emergenze del periodo e contribuisca a elaborare soluzioni per avviare una fase di ripresa.

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