Licenziamenti metalmeccanica
Bergamo la provincia più colpita

Nei primi cinque mesi del 2013 in tutta la Lombardia hanno perso il posto di lavoro 3.700 operai metalmeccanici. Rota: «Quasi un raddoppio rispetto ai licenziamenti del 2012. La Regione intervenga per estendere i contratti di solidarietà». Bergamo la provincia più colpita.

La crisi economica continua a ridurre i posti di lavoro nel settore metalmeccanico lombardo. Secondo i dati delle liste di mobilità compilate dai centri per l'impiego delle diverse province, nei primi cinque mesi del 2013 in tutta la Lombardia hanno perso il posto di lavoro quasi 3.700 operai metalmeccanici.

Un numero che rappresenta il 46% in più dei posti persi nello stesso periodo del 2012, quando i licenziati erano arrivati a 2.520 circa. La provincia più colpita è quella di Bergamo con 727 posti di lavoro persi e un incremento del 161,5%.

C'è poi Milano che in percentuale arriva al 48,5% ma in numeri assoluti a 1.151 posti persi. Anche a Varese la situazione è grave con 241 licenziati e un aumento del 173,9% (per i dati delle altre province vedere tabella in allegato).

«Continua l'aumento dei licenziamenti in Lombardia, soprattutto nelle medie e grandi imprese - dice Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia -. Il dato dei primi cinque mesi del 2013 è quasi raddoppiato rispetto a quello dello stesso periodo del 2012. Questo rende evidente che non si è fatto quasi nulla fino ad oggi per trovare una soluzione. Se non si stimola la ripresa il numero dei licenziati è destinato a crescere. Di sicuro la soluzione non è, come vorrebbe il Governo, una maggiore flessibilità del mercato del lavoro».

Rota sollecita la Regione Lombardia. «È ora che si metta mano a dei provvedimenti rispetto alla crisi e alla disoccupazione che sta aumentando. Come abbiamo chiesto più volte serve un provvedimento che renda più facilmente estendibili i contratti di solidarietà, strumento che permette di mantenere i posti di lavoro. Constatiamo invece che, nonostante l'urgenza, sia sul piano locale sia nazionale si continua a discutere di altri temi mentre del lavoro e dell'occupazione sembra non importare nulla».

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