Squinzi, duro attacco a Monti:
«Il suo governo ha depresso il Pil»

Due settimane. Questo il tempo che Giorgio Squinzi ha fatto passare per «vendicarsi» di Mario Monti che, in una lettera al «Corriere della Sera», lo aveva accusato anche di non essere adeguato al ruolo. Il governo guidato dal Professore ha contribuito a deprimere il Pil senza riuscire a ridurre il debito, dice in sintesi il presidente di Confindustria all'assemblea di Assolombarda, con Monti seduto impassibile in prima fila.

Per l'ex presidente del Consiglio - affiancato recentemente in Scelta civica da Alberto Bombassei, ex rivale di Squinzi nella corsa alla guida di viale dell'Astronomia - ha risposto Benedetto Della Vedova, portavoce del gruppo politico («attacco insensato e ingeneroso»), ma la stoccata a freddo è arrivata, dura.

«Accettando la vulgata monetarista - attacca Squinzi - abbiamo finito per compromettere il mercato interno attenendoci ai dettami di un'austerità fine a se stessa e accettando di ridurre il rapporto debito-Pil asetticamente, senza una logica economica che accompagnasse questa scelta. Senza peraltro riuscirci: quando si è insediato il governo Monti il rapporto debito-Pil era a 117, adesso siamo a 127 e le proiezioni di quest'anno ci portano almeno al 132».

Ma il numero uno di Confindustria, intervenendo all'assise della principale territoriale dell'associazione che ha sancito la nomina di Gianfelice Rocca alla presidenza, guarda anche ai pericoli che in questa situazione possono venire dall'estero. «Se il rigorismo e l'austerità mettono in ginocchio la tenuta sociale e il patrimonio delle nostre imprese affinchè altri possano fare shopping portandosi a casa i nostri pezzi migliori a prezzi di saldo, dobbiamo dire no», afferma tra gli applausi.

Stesso tenore sull'Ilva («vicende come questa non aiutano e possono avere ricadute gravissime e, se riducessimo la nostra capacità produttiva, qualcuno ne godrebbe i benefici»), sulla quale il neo presidente di Assolombarda, Rocca, attacca più duramente. «Uno Stato assente e incapace per anni di svolgere il suo ruolo nella negoziazione della tutela ambientale si trasforma ex post in uno stato punitivo, che porta alla chiusura di pezzi fondamentali dell'industria italiana, o in alternativa, alla loro nazionalizzazione di fatto», spiega il numero uno di Techint.

Rocca è molto duro anche su un'eredità importante del Governo Monti: chiede una «moratoria della riforme Fornero, di tutti gli irrigidimenti previsti per l'ingresso sul mercato del lavoro diversi dal tempo indeterminato: mirando alla maggior tutela, abbiamo lasciato più giovani per strada», dice ottenendo un'apertura dall'attuale Esecutivo.

«Serve una revisione della legge 92, ma non il suo smantellamento», risponde dal palco il ministro del Welfare, Enrico Giovannini. «I dati ci dicono che una parte delle imprese si sta attrezzando» nella direzione della riforma Fornero, «bisogna sbloccare alcuni limiti della legge, ma non iniziare da capo», conclude il ministro.

Alfonso Neri

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