Prezzo del latte bergamasco
Malcontento tra gli allevatori

L'inaccettabile  proposta per il prezzo del latte avanzata dagli industriali nei giorni scorsi e la difficoltà a rilanciare la trattativa attualmente ancora in stallo sta determinando un malcontento tangibile tra gli allevatori bergamaschi.

L'inaccettabile  proposta per il prezzo del latte avanzata dagli industriali nei giorni scorsi e la difficoltà a rilanciare la trattativa attualmente ancora in stallo sta determinando un malcontento tangibile tra gli allevatori bergamaschi. Le stalle  stanno lavorando in perdita e alcune sono addirittura costrette a chiudere, strette tra la crisi e costi di produzione sempre più elevati.

Secondo la Coldiretti bergamasca le condizioni per arrivare a un accordo equo ci sono tutte: il latte "spot" ha sfondato la soglia dei 46 centesimi al litro raggiungendo la quotazione massima di 46,40 centesimi sulla piazza di Lodi, riferimento per il nord Italia insieme a Verona. Picchi che, fuori dai contratti di fornitura, non si vedevano da 5 anni  mentre negli ultimi tre mesi c'è stato un aumento di valore del 15 per cento, che rappresenta bene la sempre maggiore richiesta di prodotto italiano da parte delle industrie di trasformazione.

"L'offerta dei 40 centesimi al litro da parte degli industriali - afferma il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio - corrisponde a una vera e propria condanna per i nostri allevamenti e alla conseguente scomparsa del latte bergamasco. Una cifra simile non basta più neppure a coprire i costi. Se si pensa che già nel 1996 un litro di latte alla stalla era remunerato con 39,22 centesimi al litro e da allora a oggi anche con valori più bassi (è arrivato persino a 32,07 centesimi al litro nel 2006), è evidente che insistere su queste posizioni significa decretare la fine della zootecnia. In nessun settore la remunerazione di un prodotto è uguale a quella di 20 anni fa!".

La Lombardia produce il 40% del latte nazionale ed è il punto di riferimento per le quotazioni in tutta Italia. Arrivare a  un accordo fra le industrie e i produttori è uno snodo fondamentale non solo a livello regionale ma per l'intero sistema economico agroalimentare nazionale, con tutto ciò che ne consegue.

"C'è molta tensione tra gli allevatori - sottolinea Brivio - perché dall'esito di questo accordo dipende il futuro delle loro aziende. Ci auguriamo che al tavolo del 9 luglio convocato dall'assessore regionale all'agricoltura Gianni Fava le industrie non vogliano presentarsi con questo atteggiamento negativo e si riesca a raggiungere un'intesa  soddisfacente. Ormai anche una tazzina di caffè vale più del doppio di un litro del latte che gli allevatori producono con grandi sacrifici e spese in continua crescita".

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