Prezzo latte, Coldiretti non firma
«Cappio al collo per gli allevatori»

«Confagricoltura e Cia (nell'allegato, ndr) hanno deciso di piegarsi alle richieste dell'industria e di accettare... 41,5 centesimi al litro». Coldiretti, sempre disponibile alla trattativa, dice no a un prezzo del latte non congruo per garantire la vita delle aziende.

«Confagricoltura e Cia (la notizia è nell'allegato, ndr) hanno deciso di piegarsi alle richieste dell'industria e di accettare la proposta di Galbani a 41,5 centesimi al litro sulla media del periodo. Si tratta di un valore che non permette alle aziende agricole di stare in piedi e quindi la Coldiretti non poteva avallare un'intesa che condanna a morte decine di allevamenti che sono già messi sotto pressione dall'aumento dei costi di gestione mentre le industrie stanno facendo fatturati d'oro sulle spalle degli agricoltori».

Secondo la Coldiretti, che è sempre stata disponibile alla trattativa, un prezzo congruo per garantire la vita delle aziende e anche il reddito di tutta la filiera, industria compresa, doveva essere di almeno 43 centesimi al litro.

«I valori offerti durante gli incontri con le organizzazioni agricole - si legge in un comunicato - erano uno schiaffo in faccia agli allevatori che ogni giorno sudano e lavorano per garantire il miglior prodotto del mondo ai consumatori e alle stesse aziende di trasformazione».

«Che le industrie non volessero firmare alcun accordo è stato chiaro fin dalla scadenza di aprile dell'ultima intesa, poi sotto la pressione della Coldiretti e grazie all'intervento delle istituzioni sollecitate dalla stessa Coldiretti hanno accettato di sedersi al tavolo prima in Regione, poi al Ministero e infine ancora in Regione. Ma anche in quelle occasioni non hanno mai voluto veramente riconoscere un prezzo in linea con i valori di un mercato che solo per il latte spot ha superato i 46 centesimi al litro».

«Si tratta - prosegue Coldiretti - di una differenza di oltre 4 centesimi al litro rispetto ai 42 centesimi al litro offerti dall'industria per il periodo compreso fra agosto 2013 e gennaio 2014, senza alcuna considerazione per i mesi di maggio, giugno e luglio di quest'anno per i quali le aziende di trasformazione non hanno voluto intendere ragioni. Se a fronte di condizioni di mercato mondiale del latte così favorevoli, l'Italia non è in grado di valorizzare il proprio latte allora non sarà mai in grado di farlo».

«Ma noi - conclude il comunicato - non ci stiamo a questa logica della resa. Per difendere le aziende agricole, per non siglare un accordo che le danneggia, per rispettare il mandato di rappresentanza che ci è stato dato dagli allevatori, la Coldiretti Lombardia ha deciso di non piegarsi alle richieste dell'industria».

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