Nelle aziende medio-grandi
licenziamenti alle stelle:+58%

Il dato emerso alla Sottocommissione Provinciale Ammortizzatori Sociali preoccupa: dall'inizio dell'anno i licenziamenti di lavoratori in aziende con più di 15 dipendenti in Bergamasca sono stati 2.892, +1.070 unità rispetto a gennaio-settembre del 2012.

Il dato emerso martedì mattina durante la seduta della Sottocommissione Provinciale Ammortizzatori Sociali è di quelli che preoccupano: dall'inizio dell'anno i licenziamenti di lavoratori in aziende con più di 15 dipendenti (cioè nel campo di applicazione dalle legge l. 223/1991) nella provincia di Bergamo sono stati 2.892, in forte aumento (+1.070 unità) rispetto al periodo gennaio-settembre del 2012.

«In quell'arco di tempo, lo scorso anno, i licenziamenti in aziende medio-grandi erano stati 1.822: l'incremento che registriamo oggi è quindi del 58.73%» ha detto poco fa Fulvio Bolis, responsabile del settore del Mercato del Lavoro per la segreteria provinciale della CGIL, presente oggi alla seduta della Sottocommissione.

«I lavoratori inseriti nelle liste di mobilità validate oggi in Sottocommissione sono 683 (il numero è particolarmente alto anche perché a luglio e ad agosto l'organismo non si è riunito). Il comparto più presente nelle liste validate è quello tessile (204 persone), seguito dall'edilizia (109) e dal settore meccanico (104)» continua Bolis.

«A causa del mancato finanziamento della norma che permetteva l'inserimento nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati dalle piccole impese (fino a 15 dipendenti), non abbiamo, invece, al momento i dati su quei licenziamenti che avevano rappresentato più del 75% delle risoluzioni dei rapporti di lavoro complessive» aggiunge Bolis.

«Si tenga presente, poi, che i dati di oggi si riferiscono a lavoratori che erano assunti a tempo indeterminato: dunque si tratta di un ulteriore duro colpo alla tenuta occupazionale del territorio. Pensiamo che fra le cause di un numero così alto di licenziamenti potrebbero esserci l'esaurimento delle possibilità di utilizzo degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro e, per molte aziende, il ricorso alle procedure concorsuali, cioè fallimenti e concordati preventivi. Se consideriamo anche il forte aumento delle ore di Cassa integrazione in provincia, non possiamo certo affermare che la ripresa sia all'orizzonte. Almeno non quella dell'occupazione».

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