730 rinviato fuori tempo
Una tragica commedia

di Silvana Galizzi
È come se il 15 giugno al nostro debutto ai Mondiali in Brasile l’arbitro fischiasse la fine di Inghilterra-Italia e dopo due minuti richiamasse tutti in campo dicendo: «Scusate, mi sono sbagliato, avete ancora cinque minuti da giocare». Si scatenerebbe il finimondo.

È come se il 15 giugno al nostro debutto ai Mondiali in Brasile l’arbitro fischiasse la fine di Inghilterra-Italia e dopo due minuti richiamasse tutti in campo dicendo: «Scusate, mi sono sbagliato, avete ancora cinque minuti da giocare». Si scatenerebbe il finimondo. Giustamente.

Ebbene, il termine per la presentazione del 730 scadeva il 31 maggio, sabato. Di mezzo c’era la festa del 2 giugno. La scadenza slittava quindi al 3. Da giorni si aspettava la proroga, perché tutti gli anni è così: c’è una data ma poi slitta, tanto che i Caf programmano da subito il loro lavoro fino a metà giugno.

E qui già ci sarebbe da discutere sulla prassi. Ma se tutti gli anni la nostra partita del 730 finisce dopo 95 minuti anziché 90 non possiamo deciderlo una volta per tutte ed evitare che si perpetui la tragica commedia delle proroghe? Ma tant’è, siamo in Italia, commentavano ieri gli addetti ai lavori sconsolati. Il paradosso è che la proroga al 16 giugno è arrivata pure a tempo scaduto. Il decreto del presidente del consiglio Renzi porta infatti la data del 3 giugno, ma è stato inserito nella Gazzetta ufficiale del 4, che è stata pubblicata mercoledì a tarda sera. Quindi la maggior parte dei cittadini, se non tutti, ne hanno avuto notizia ieri mattina: il 5 giugno, due giorni dopo la scadenza.

Ma come possiamo pensare di giocare i Mondiali dell’economia se le regole non sono mai certe e cambiano pure fuori tempo massimo? Come possiamo pensare che imprese internazionali abituate a pagamenti puntuali, tasse chiare, adempimenti snelli possano venire a investire nel nostro Paese, e magari creare lavoro, in queste condizioni?


Perché la tragica commedia del 730 è in buona (cattiva) compagnia. La Tasi sta dando una pessima immagine dell’Italia dei Comuni, divisa e farraginosa, con casi scuola come Bologna dove pare ci siano 75 applicazioni diverse. E la fattura elettronica che parte per finta?

Siamo in Italia? Sì, siamo in Italia. E ai Mondiali dell’economia non ci qualifichiamo neanche se da noi non si sa mai come va a finire la partita.

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