Gres, in campo gli enti locali
Venerdì presidio dei lavoratori

Sono 150 i dipendenti della Società del Gres di Italcementi Group, a Petosino, che rischiano il posto di lavoro. Il quadro è ancora tutto da chiarire, ma sembra che per l'azienda, una delle più antiche di tutta la provincia, si prospetti la fermata della produzione, con l'ipotesi di mantenere eventualmente una struttura commerciale che potrebbe assorbire una ventina di persone.

Nella giornata di mercoledì 22 luglio sono state messe in atto le prime quattro ore di sciopero di un «pacchetto» di otto ore decise dall’assemblea dei lavoratori che si concluderà venerdì pomeriggio, in concomitanza con l’incontro (previsto alle 17) tra azienda e sindacati fissato nella sede di Confindustria Bergamo, davanti alla quale sarà organizzato un presidio dei lavoratori.

Intanto sulla grave crisi sono scesi in campo anche gli enti locali. In azione già da mercoledì il sindaco di Sorisole Eros Mastrobuono e di quello di Ponteranica Cristiano Aldegani (sul cui territorio insiste una parte dell’insediamento produttivo della Società del Gres): entrambi, con una lettera, hanno chiesto alla direzione aziendale un incontro urgente per conoscere nei dettagli la situazione e per valutare le prospettive. «Vogliamo sapere le intenzioni della società - spiega il sindaco Mastrobuono - e per questo abbiamo chiesto un incontro urgente. Non lo nego, sono molto preoccupato per le sorti delle circa 50 famiglie di Sorisole coinvolte, tanti sono infatti i lavoratori della Società del Gres residenti nel mio comune. Per Sorisole è una vera batosta, ma per la Valle Brembana, al cui imbocco si trova il nostro comune, è l’ennesima mazzata di una lunga serie che ha piegato le gambe alla sua economia». Gli fa eco il sindaco di Ponteranica Aldegani: «Agiremo in unità di intenti con il sindaco di Sorisole, personalmente ho avviato contatti con il consigliere regionale Giosuè Frosio che si è subito attivato per l’allestimento della task-force regionale».

La Società del Gres, in un comunicato, si è intanto dichiarata «disponibile a concertare ogni soluzione utile per ridurre al minimo l'impatto sociale derivante dallo stato di crisi del settore, in linea con le politiche di confronto sindacale mantenute finora». Già nel 2008 l'azienda aveva registrato un calo del fatturato, passando dai 27 milioni dell'anno precedente a 23, e nel corso degli ultimi mesi la produzione ha segnato il passo.

«L’azienda da un lungo periodo sta ricorrendo alla cassa integrazione ordinaria: ormai siamo ad oltre 40 settimane effettuate - spiegano  Fulvio Bolis, segretario generale provinciale della Filcem-Cgil e Sergio Licini, funzionario della Femca-Cisl -. Questa è una realtà storica, esiste da 122 anni e dalla fine degli anni ’80 è parte del Gruppo Italcementi. Durante l’ultimo faccia a faccia, i rappresentanti dell’azienda ci hanno spiegato che le cause delle pesanti difficoltà attraversate sono da ricondurre in parte alla crisi finanziaria ed economica generalizzata, ma in parte anche all’obsolescenza del prodotto. Sul mercato, infatti, sarebbero arrivati prodotti in resina più innovativi e meno costosi. L’azienda sta, poi, subendo una fortissima concorrenza da parte di un’azienda tedesca che ha la stessa produzione. Si sarebbe, poi, aggiunto un rallentamento delle commesse pubbliche nei settori degli acquedotti e delle fognature. Insomma, ci hanno detto che sono venute meno le condizioni per continuare. Abbiamo preso atto dei problemi, ma abbiamo anche chiesto di rivedere le posizioni. Ci sembra doveroso, in questa fase, che l’azienda ed anche il Gruppo Italcementi facciano tutti gli sforzi possibili affinché possano essere mantenuti i posti di lavoro. L’azienda si è riservata di proporre al consiglio di amministrazione del Gruppo le nostre richieste, ma ci ha dato ben poche speranze. Abbiamo registrato, comunque, alcune aperture all’utilizzo di ammortizzatori sociali, una soluzione tutta ancora da esplorare».

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