I sindacati contro lo scudo fiscale
Un presidio in viale Papa Giovanni

Lo scudo fiscale è legge. E le voci di dissenso si moltiplicano. Anche i lavoratori del credito, chiamati ogni giorno a far rispettare gli obblighi di segnalazione antiriciclaggio in capo a ciascun cassiere di banca, hanno deciso di protestare per “non ritrovarsi additati dalla pubblica opinione anche solo come meri esecutori di un provvedimento legislativo tanto contestato e iniquo”, dicono i sindacati di categoria.

Così, in occasione e in contemporanea a un convegno organizzato da due istituti di credito della provincia di Bergamo proprio sullo scudo fiscale, Fiba Cisl, Fisac-Cgil e Uilca Uil e i lavoratori del credito hanna monifestato con un presidio a partire dalle 16 davanti al Centro Congressi Giovanni XXIII.

“Il provvedimento approvato, non nuovo per il nostro Paese (ricordiamo i due precedenti di inizio 2000), contiene novità che lo rendono ancora più inquietante, nelle sue possibili conseguenze, rispetto alla proposta originaria e ai precedenti” commentano i tre segretari generali provinciali Paolo Zanchi della Fisac -Cgil, Giordano Alborghetti della Fiba Cisl e Riccardo Picchi della Uilca Uil. “Chi ne usufruirà, potrà ‘regolarizzare’ capitali illegalmente detenuti all’estero pagando il minimo della sanzione fino ad ora prevista, compresa tra il 5 e il 25 per cento del capitale illegalmente portato oltre frontiera. Un premio alla furbizia e alla disonestà ed uno schiaffo ai contribuenti onesti. Per di più, diversamente dagli strumenti analoghi previsti da Paesi quali Stati Uniti e Gran Bretagna che prevedono la regolarizzazione a fronte del pagamento delle imposte evase, le caratteristiche dello scudo fiscale nel nostro Paese pongono il beneficiario del provvedimento al riparo da ogni possibile indagine della Guardia di Finanza".

"Le dichiarazioni di emersione sono in forma anonima, 'coperte per legge da un elevato grado di segretezza'; non possono essere utilizzate contro il 'contribuente' né in sede di procedimenti civili, amministrativi, tributari e penali. Un vero e proprio colpo di spugna che cancella anche ogni previsione di legge in tema di riciclaggio del denaro, abolendo ogni obbligo di segnalazione per questi capitali fraudolenti e che 'lava' anche le società di comodo con sede nei cosiddetti paradisi fiscali presso cui il 'contribuente' ha fatto confluire questi capitali. Non è superfluo ricordare che questo genere di società possono essere alla fonte del finanziamento di attività criminose come ad esempio: traffico d’armi, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione. Le banche in tutto ciò, come sempre quando si tratta di denaro, sono chiamate in causa come veicolo della regolarizzazione”.

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