Il pagamento degli arretrati
blocca la trattativa alla Lilly

Una clausola importante sul pagamento degli stipendi arretrati blocca la trattativa alla Lilly Italia di Pedrengo, l’azienda tessile che occupa 62 persone dove a metà settembre era stata aperta la procedura di mobilità per metà organico.

Una clausola importante sul pagamento degli stipendi arretrati blocca la trattativa alla Lilly Italia di Pedrengo, l’azienda tessile che occupa 62 persone dove a metà settembre era stata aperta la procedura di mobilità per metà organico.

Martedì pomeriggio, nella sede di Confindustria di Bergamo, si è tenuto un nuovo incontro fra le parti: “L’azienda purtroppo si è detta non intenzionata ad inserire nell’accordo la clausola sugli arretrati. Essa recita che, qualora l’azienda non rispetti i tempi di erogazione delle rate, si assisterà all’automatica decadenza del beneficio del rateizzo degli arretrati” hanno spiegato Damiano Bettinaglio della Filtea Cgil e Cristian Verdi della Femca Cisl all’uscita dall’incontro in Confindustria.

L’8 ottobre scorso la trattativa era partita bene, con l’azienda che aveva in parte accettato le richieste dei sindacati di categoria, dicendosi disponibile a revocare la procedura di mobilità per i 30 lavoratori e ad attivare un percorso di cassa integrazione straordinaria in deroga per almeno 7 mesi e per tutti i 62 dipendenti. Era rimasta aperta, tuttavia, la questione dell’erogazione ai lavoratori di due mensilità in arretrato, come anche del ritardo nell’erogazione del premio.

L’azienda su questo punto aveva presentato un piano di rateizzazione degli arretrati con l’obiettivo di azzerare il dovuto entro fine anno. “Il piano di rateizzazione era stato approvato nell’assemblea dei lavoratori” continuano i due sindacalisti. “Oggi speravamo di firmare l’accordo, ma la mancata volontà di inserire la clausola ha bloccato tutto. Per questo, giovedì prossimo, 22 ottobre, torneremo a sottoporre la questione ai lavoratori, in una nuova assemblea urgente. Il fatto che l’azienda respinga la clausola dimostra la poca affidabilità del piano di rientro, presentato da lei stessa. A questo punto non escludiamo nuove iniziative di lotta”.

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