L'agricoltura si tinge di rosa
Il 22% delle aziende è donna

E’ sempre più rosa l’agricoltura bergamasca. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti provinciale realizzata in occasione della promozione sul territorio del progetto Punto In.Formativo Donna, un’iniziativa realizzata in collaborazione con Bergamo Formazione, l’azienda speciale della Camera di Commercio, che si propone di dare alle imprenditrici agricole titolari d’azienda la possibilità di usufruire di ore di consulenza mirata, per accrescere la loro professionalità e quindi facilitare il loro accesso al mercato.

Nella nostra provincia le aziende agricole sono complessivamente circa 3.300, quelle guidate da donne sono circa 720 (nel 2006 erano circa 520). La pattuglia agricola femminile può contare anche sulla presenza di 948 donne coadiuvanti su un totale di 2.056. L’agricoltura sta diventando più rosa per diversi motivi: gli assetti e le funzioni del comparto sono stati modificati da un profondo processo di evoluzione e contemporaneamente si è affermata una maggiore attenzione alle problematiche della salvaguardia dell’ambiente, dello sviluppo compatibile e della qualità della vita.

Tutto ciò ha creato le condizioni per una rivalutazione della figura della donna imprenditrice, la quale è diventata sempre più importante e ha avuto la possibilità di essere maggiormente coinvolta nei processi decisionali. “La percentuale delle donne titolari in agricoltura è in costante aumento – spiega Massimo Albano direttore della Coldiretti bergamasca -; la progressiva femminilizzazione in agricoltura ha anche contribuito a dare un forte impulso all’innovazione nel settore, perchè proprio le donne hanno dimostrato di saper interpretare nel migliore dei modi le possibilità offerte dalla multifunzionalità. Non è un caso che un terzo delle nostre aziende agrituristiche faccia capo a delle imprenditrici e che le donne abbiano un ruolo significativo anche in altre attività connesse come trasformazione dei prodotti, le fattorie didattiche e la vendita diretta”.

Secondo la Coldiretti le donne impiegate in agricoltura dimostrano non soltanto una spiccata capacità imprenditoriale, ma sanno cogliere anche l’importanza di fattori, magari poco usuali per il mondo agricolo ma determinanti per la buona riuscita di un’attività, come la comunicazione e il marketing. Inoltre mettono in campo la loro sensibilità e creatività, dimostrando anche notevoli qualità manageriali e un buon “fiuto” nell’organizzare e ottimizzare i vari fattori produttivi, creando aziende competitive e ben strutturate.

“In questo momento di difficoltà economica- sottolinea Albano – il valore generato dalle esperienze delle imprenditrici agricole è strategico. E’ fondamentale ance l’apporto che le aziende “in rosa” stanno dando al settore in termini di slancio e rinnovamento. Per uscire da questa fase di stallo è importante anche fare uno sforzo culturale. Cosa che hanno saputo fare molto bene le donne il cui impegno è fatto anche di equilibrio, a volte difficile da raggiungere, tra passato e modernità, tra famiglia e professione”.

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