Accordo sindacati-Italcementi:
si evita la chiusura di 2 stabilimenti

Dopo uno sciopero di tutto il gruppo, quello dell’11 ottobre, e dopo la riapertura della trattativa esattamente un mese dopo, cioè l’11 novembre, martedì 3 dicembre a Roma è stata raggiunta un’intesa tra sindacati e Italcementi.

Dopo uno sciopero di tutto il gruppo, quello dell’11 ottobre, e dopo la riapertura della trattativa esattamente un mese dopo, cioè l’11 novembre, martedì 3 dicembre a Roma è stata raggiunta un’intesa tra sindacati e Italcementi.

Con questa ipotesi di accordo si evita, almeno per ora, di parlare di chiusura degli stabilimenti di Monselice (Padova) e Scafa (Pescara): l’intenzione di Italcementi era, infatti, quella di far uscire questi stabilimenti dall’area di accordo di ristrutturazione attualmente in vigore, cambiando per queste due realtà la causale della Cassa per trasformarla in un ammortizzatore sociale per cessata attività.

Viene, dunque, confermata per tutti gli impianti in Italia, quelli di Monselice e Scafa compresi, la validità dell’accordo sottoscritto il 27 dicembre 2012 e ratificato poi al ministero del Lavoro il 14 gennaio. «Oltre ad avere la certezza di includere nel piano anche i due stabilimenti a rischio di chiusura, abbiamo stabilito, con la nuova ipotesi di accordo di ieri, una redistribuzione del numero dei lavoratori in Cassa straordinaria in ciascun territorio, mantenendo comunque il numero massimo di 669 unità» hanno riferito mercoledì 4 dicembre Luciana Fratus della Fillea-Cgil, Umberto Giudici Filca-Cisl e Giuseppe Mancin di Feneal-Uil, presenti martedì 3 a Roma. «Per la sede di Bergamo è previsto un abbassamento da 200 a 190 lavoratori in Cassa, come soglia massima in sospensione temporanea. Nel frattempo l’azienda si impegnerà a trovare, per i siti di Monselice e Scafa soluzioni alternative alla chiusura, nel caso in cui il mercato del cemento non si risollevasse, con l’obiettivo di salvaguardare il più possibile i livelli occupazionali».

Nell’ipotesi di accordo le parti hanno convenuto che l’azienda attivi la deroga sulla durata della Cassa straordinaria e che compia un ulteriore passaggio al ministero del Lavoro per valutare la possibilità di una proroga dell’ammortizzatore sociale per altri due anni (12+12 mesi), dopo il 31 gennaio 2015 quando andrebbe in scadenza.

«Questo consentirebbe di poter usufruire dell’ammortizzatore sociale fino al 31 gennaio del 2017 - continuano i tre sindacalisti -. Vi è l’impegno dell’azienda di concretizzare quest’azione con un aumento degli investimenti anche sul piano formativo. In tema di sostegno al reddito, poi, si prevede l’aumento graduale dell’integrazione al reddito per i lavoratori, dagli attuali 550 euro lordi dopo 3 mesi ai 600 euro lordi dopo 12 mesi, 650 euro lordi dopo 20 mesi e fino ad un massimo di 700 euro lordi dopo 24 mesi, anche non continuativi di Cassa straordinaria a partire dal 1° febbraio 2013. Per i siti le cui attività saranno sospese per un periodo di almeno 6 mesi all’anno, a partire dal 2013, con l’integrazione alla Cassa straordinaria di dicembre verranno aggiunti i ratei di tredicesima».

Dal 2014, poi, il rimborso per le spese sanitarie e formative destinate al nucleo familiare passerà dagli attuali 1000 euro (per i lavoratori sospesi almeno 6 mesi) ai 1500 euro per i lavoratori sospesi per almeno 10 mesi e ai 2000 euro per quelli sospesi almeno 12 mesi anche non in maniera continuativa.

Per stimolare la partecipazione a corsi di formazione è previsto un forfait giornaliero di 15 euro lordi.

L’incentivo all’esodo di 20.000 euro lordi dal 1° febbraio 2014 sarà aumentato di 350 euro lordi per ogni mese di permanenza in Cassa straordinaria e di 1500 euro lordi per ciascun famigliare a carico.

Viene previsto anche il pagamento dell’indennità di preavviso a fronte della collocazione in mobilità. Per gli ultracinquantenni che volessero accedere alla mobilita nel 2014, per usufruire della durata massima della mobilita di 3 anni, è garantito un incentivo omnicomprensivo di 42.000 euro lordi.

Questo non vale per coloro che vanno direttamente in pensione o vi arrivano tramite il periodo di mobilità.

Per i lavoratori che non raggiungono la pensione nei 3 anni di mobilità, l’azienda pagherà l’indennità di mobilità e i contributi previdenziali volontari per i mesi mancanti. Infine, per i siti le cui attività saranno sospese per un periodo di almeno 6 mesi all’anno, a partire dal 2013, con l’integrazione alla Cassa straordinaria di dicembre verranno aggiunti i ratei di tredicesima.

«Questo accordo rappresenta, a nostro avviso, il risultato della mobilitazione e dello sciopero di tutto il gruppo, oltre che del buon lavoro che il sindacato, con non poche difficolta, sta portando avanti in questa gestione della crisi. Sottoporremo, ora, l’ipotesi di intesa, ai lavoratori in una serie di assemblee. Poi, verrà ratifica al ministero del Lavoro” concludono Fratus, Giudici e Mancin.

I sindacati ricordano che la protesta di ottobre in Italcementi era stata proclamata contro l’intenzione dello storico colosso del cemento di sospendere (per poi cessare) le attività produttive nei siti di Scafa (Pe) e Monselice (Pd) a partire dal mese di febbraio del 2014 e contro la volontà di rivedere gli obiettivi del piano 2015 in funzione dell’andamento del mercato nel periodo di vigenza dell’accordo.

Attualmente sono in vigore accordi sindacali che prevedono esuberi temporanei fino ad un massimo di 669 lavoratori in Italcementi. Si ricorda inoltre che il 14 gennaio scorso a Roma negli uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali era stata ratificata l’intesa tra sindacati e Italcementi per il ricorso ad una Cassa straordinaria per ristrutturazione dal 1° febbraio 2013 al 31 gennaio 2015 per un numero massimo di 669 lavoratori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA