Capannoni senza più mercato
Le speranze dalle infrastrutture

È forse la geografia delle infrastrutture l’unica chiave di volta a sostegno del mercato degli immobili produttivi. I capannoni, di per sé, in questa fase di stagnazione economica non rappresentano un mercato dinamico. Anzi. Sembra di essere in una giungla pietrificata.

È forse la geografia delle infrastrutture l’unica chiave di volta a sostegno del mercato degli immobili produttivi. I capannoni, di per sé, in questa fase di stagnazione economica non rappresentano un mercato dinamico. Anzi. Sembra di essere in una giungla pietrificata. Quello che c’è o è utilizzato o, magari vuoto, resta lì.

Poca domanda, anzi, quasi assente. E mercato fermo. «Purtroppo non abbiamo né la bacchetta magica né la macchina del tempo per ritornare al 2007, ultimo anno buono per il settore» chiosa Giuliano Olivati, presidente Fiaip Bergamo e consigliere nazionale della Federazione italiana agenti immobiliari professionali.

«Se dobbiamo individuare aree d’interesse, in questa fase delicata, di certo potremmo piazzare il nostro sguardo sulle direttrici delle infrastrutture: la futura Brebemi , come l’attualissima A4. Quelle vie rappresentano i “fiumi” o le”ferrovie” dei tempi passati: vie di comunicazioni che permettono di essere in una posizione strategica per le aziende. L’autostrada, per esempio, rappresenta ancor oggi un plus: l’essere fronte A4 è di fatto un biglietto da visita per coloro i quali vi transitano, così come posizione di vantaggio logisticamente parlando».

E se da sud si va verso nord, le valli, per intenderci, la situazione diventa traumatica: «In certe zone, penso alla Valle Seriana, la crisi del tessile è stata una iattura anche sul fronte immobiliare».

Difficile, quindi, ipotizzare un futuro per le aree industriali inutilizzate. Un rilancio produttivo? Tra produzione che non tira e, a volte, delocalizzazioni industriali, sono poche le speranze di un riutilizzo industriale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA