Conad acquisisce Auchan in Italia
A Bergamo coinvolte circa 700 persone

Conad ha siglato un accordo con Auchan Retail per l’acquisizione della quasi totalità delle sue attività in Italia. Entra in Conad una parte importante dei circa 1.600 punti vendita di Auchan Retail Italia: ipermercati, supermercati, negozi di prossimità con i marchi Auchan e Simply, disposti sul territorio italiano in modo complementare alla rete Conad.

Anche la Bergamasca inevitabilmente sarà coinvolta da questa acquisizione. In possesso della multinazionale francese rimangono i 50 centri LillaPois , la catena di drugstore specializzati in bellezza, cura della persona e igiene della casa. (Brescia, Crema, Lecco e qualche punto vendita a Milano, quelli nel circondario bergamasco).

«Siamo soddisfatti di aver acquisito e riportato nelle mani di imprenditori italiani una rete di distribuzione di grande valore, che sta attraversando un periodo di difficoltà ma che ha grandi potenzialità ed è complementare a quella di Conad. Oggi nasce una grande impresa italiana, che porterà valore alle aziende e ai consumatori italiani» ha commentato Francesco Pugliese, ad di Conad, nella nota con cui il gruppo annuncia l’acquisizione.

Per il perfezionamento dell’acquisizione servirà il via libera dell’Antitrust. Non sono compresi nell’accordo, si legge in una nota di Auchan, 33 supermercati gestiti da Auchan Retail in Sicilia e 50 drugstore Lillapois. L’intesa prevede anche che i centri commerciali in cui sono situati i punti vendita di Auchan Retail Italia continueranno ad essere gestiti dalla società Ceetrus.

«Desideriamo migliorare l’attuale difficile situazione delle attività di Auchan Retail in Italia e permettere a Conad di continuare, attraverso questa acquisizione, il suo ambizioso piano di sviluppo nel Paese», ha dichiarato il presidente di Auchan Retail Edgard Bonte.

Auchan in Italia conta 46 ipermercati e circa 230 supermercati su quasi 1600 punti vendita (con circa 20.000 addetti) della grande distribuzione con il marchio Auchan e Simply.
«Questa è la ritirata di Russia di Auchan, aldilà dei toni enfatici e solenni che il presidenti usa verso i suoi collaboratori – dice Alberto Citerio, segretario generale Fisascat Cisl Bergamo: la dichiarazione di una sconfitta di cui bisogna prendere atto. Intanto, non conosciamo ancora quale sarà l’impatto sulla forza lavoro che coinvolge un numero notevole di dipendenti, a Bergamo sono circa 700 persone su tre ipermercati (Bergamo, Curno e Antegnate) e su quattro negozi Sma. Fisascat Cisl Bergamo sarà molto attenta alle sorti di ogni negozio e di ogni posto di lavoro, che devono essere salvaguardati, così come le eccezionali professionalità e esperienze dei lavoratori. A nostro modo di vedere la soluzione con Conad è l’unico modo per salvare queste attività. Questa vicenda – conclude Citerio - interroga pesantemente su quello che oggi è lo stato del settore della distribuzione a livello nazionale e in territori ricchi come il nostro. Consumi fermi, un proliferare di nuove aperture e una riduzione di redditività di ogni catena. Temiamo purtroppo che Auchan sia solo l’inizio di un riassetto complessivo di tutto il settore, che oggi non regge più».

«Una storica inversione di tendenza in un settore vitale per la valorizzazione del Made in italy agroalimentare dopo che lo shopping straniero ha portato all’estero tre marchi storici su quattro» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente l’accordo siglato da Conad. «La Conad si assicura il ruolo di leader nazionale della distribuzione organizzata attraverso la quale oggi viene commercializzato circa il 74% dei prodotti agroalimentari e dunque rappresenta - sottolinea Prandini - un fattore determinate per garantire sbocchi e competitività al Made in Italy. Un intervento strategico per il Paese realizzato da un Gruppo che nel tempo ha testimoniato il proprio impegno nella valorizzazione dell’italianità e della territorialità delle produzioni» precisa Prandini nel ricordare «i recenti interventi per garantire un equo compenso a pastori e allevatori colpiti da una drammatica crisi ma anche l’impegno comune contro le aste al doppio ribasso che strozzano le imprese agricole».

«Un punto a favore dell’Italia – continua la Coldiretti - nella storica rivalità con i cugini francesi che nel tempo sono riusciti a mettere le mani su brand importanti che hanno fatto la storia del made in Italy. Se la punta di diamante è la Parmalat nel “carniere” sono finite aziende del calibro di Invernizzi, Galbani e Locatelli e una presenza francese è anche nella Fattoria Scaldasole e nella Ferrari Giovanni. Anche la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. mentre nello zucchero italiano c’è la mano francese su Eridania e oggi 4 pacchi di zucchero su 5 consumati in Italia sono stranieri, soprattutto francesi e tedeschi. Una presenza forte nell’agroalimentare sostenuta – conclude la Coldiretti - fino ad ora anche dalle potenti catene distributive, con Carrefour e Auchan, che con una presenza capillare sul territorio italiano hanno gioco facile nel promuovere il made in France, soprattutto in settore come i formaggi e i vini dove è forte la competizione».

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