Cresce il fenomeno «start up»
A Bergamo sono ben 127

Il 10% è nato negli ultimi quattro mesi. Attive in ricerca, consulenze e anche nel manifatturiero. Più della metà ha sede in città, il 9% esiste da cinque anni.

Dici start up e il pensiero vola alla Silicon Valley. Ma il fenomeno sta prendendo piede anche nella nostra provincia, dove, stando al Registro delle imprese delle Camere di commercio d’Italia, sono attive 127 start up, il 10% delle quali è nato negli ultimi quattro mesi. A questo microcosmo si aggiunge un’eccellenza come il Parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso, tra i 37 incubatori certificati d’Italia. Le start up del nostro territorio sono solo una piccola goccia del mare di aziende nate nel nostro Paese, ma danno l’idea di una nicchia in lenta e costante crescita. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, in Italia oggi si contano 6.745 società di questo tipo - il 6% in più rispetto al 2016 - con un peso dello 0,42% rispetto al milione e mezzo di società di capitali attive sul suolo nazionale, calcolando un capitale sociale pari complessivamente a 351 milioni di euro, in media 52 mila euro a impresa.

La situazione bergamasca si caratterizza per alcune peculiarità. Se nel resto d’Italia primeggiano le realtà innovative che forniscono servizi alle imprese (il 70% si occupa di produzione di software e consulenza informatica), nella nostra provincia sono più numerose le start up di professionisti in settori tecnico-scientifici (il 37% del totale) e comprendono sia chi si occupa di ricerca e sviluppo, sia chi fornisce consulenze tecniche. Si tratta di una categoria abbastanza ampia che spazia dalle realtà di consulenza innovativa basate sulla costruzione di relazioni, come la Solman di Grassobbio, fino all’App elaborata da Soccerpass che crea una sorta di «club privato» in cui gli utenti possono usufruire del passaparola dei calciatori e delle loro famiglie su locali, negozi e luoghi imperdibili di ogni città. Nella stessa categoria anche la Vintek, coordinatrice del progetto «Cantina 4.0®», una fabbrica intelligente del vino che si propone di introdurre le nuove tecnologie - cyberfisica, comunicazione wireless, internet delle cose, digitalizzazione, cloud computing, robotica e sensoristica avanzata - in un ambiente così legato alle tradizioni come quello degli enologi.

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