Didi Bert reinventa l’intimo

Didi Bert reinventa l’intimoL’azienda di Ciserano ha brevettato biancheria «usa e getta». La strategia: innovazione di prodotto e utilizzo del commercio on line

Foto, prezzo e descrizione del prodotto: biancheria intima usa e getta. Il tutto in bella mostra su una vetrina digitale, Internet, dove, rigorosamente on line, si registrano anche gli ordini degli acquirenti: per la quasi totalità provenienti dall’estero.

È lo spaccato di una piccola realtà imprenditoriale che, di questi tempi, ha fatto dell’innovazione e della tutela del proprio prodotto i suoi cavalli di battaglia: la Didi Bert. Microimpresa di Ciserano, quattro anni fa si è lanciata nel tradizionale settore dell’abbigliamento intimo, brevettando però un nuovo tipo di biancheria in poliammide (fibra di nylon), semplice e soprattutto economica, tanto da proporla come «usa e getta». Innovazione a cui ha affiancato un nuovo canale di distribuzione come Internet, e, visti i successi ottenuti all’estero, un nuovo sistema di garanzia dell’autenticità dei propri prodotti come il sistema «True Italy»: ovvero cartellino con codice d’autenticità verificabile su un apposito sito Web.«La mia biancheria, molto economica e elasticizzata – spiega Anna Maria Bertola – è pensata per tutte quelle situazioni in cui se ne rende necessario un cambio frequente, senza avere però al tempo stesso la possibilità di lavare e stirare. Si pensi solo alla loro utilità per le donne durante il periodo mestruale o in gravidanza, per chi fa sport o viaggia, nei centri estetici (durante i massaggi o lampade solari), ma anche per uso medico». I primissimi acquirenti dei prodotti Didi Bert, per esempio, sono stati i centri termali.

Ma per il pubblico il basso costo (il prezzo di vendita è di 1.5 euro a capo, slip o boxer, da uomo o donna che sia) non è bastato per accettare questo prodotto come un autentico «usa e getta» e ne ha rivoluzionato il suo utilizzo.

Consapevole di non avere i mezzi finanziari per costituire una rete di rappresentanti per la promozione del suo prodotto, supera la sua reticenza in fatto di tecnologia e prima inaugura un sito Internet aziendale e poi mette on-line il proprio catalogo. «Le dovevo tentare tutte – spiega -, partendo da zero non potevo lasciare nulla al caso. E quindi l’adesione anche ad un e-marketplace». Una scelta azzeccata che le ha permesso di creare e far decollare la sua micro-azienda (conta 7 dipendenti, comprese mamma e figlia, e in fatto di spazi ha a disposizione in tutto circa un centinaio di metri quadrati, comprendenti uffici e laboratorio), oggi attiva sui mercati internazionali. «I primi a contattarmi sono stati gli Stati Uniti – aggiunge la titolare dell’azienda che nel 2003 ha fatturato per 150 mila euro circa -, poi l’Inghilterra e infine l’Italia. Ancor oggi solo il 30% delle vendite sono destinate al mercato nazionale. Ma ci sarà modo di incrementare anche questa fetta nel corso delle prossime stagioni».

(17/08/2004)

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