Latte, un sms: «Oggi non lo ritiriamo»
I bergamaschi costretti a buttarlo

Dopo la protesta degli allevatori è scoppiata la guerra del latte. Già lunedì sera tanti allevatori lombardi, molti dei quali bergamaschi, hanno ricevuto chiamate dalle aziende di trasformazione che dicevano loro che il prodotto non sarebbe stato ritirato.

Si tratta - spiega Coldiretti, che a fianco del presidio principale a Lodi ha organizzato da martedì una serie di manifestazioni locali davanti a supermercati e centri commerciali - di «una vera e propria ritorsione».

Il problema si sta aggravando, perché la produzione del latte non si può fermare: gli allevatori hanno riempito cisterne e contenitori speciali refrigerati, e ora non sanno più dove mettere il prodotto. Alcuni lo stanno riciclando per l’allevamento di altri animali o lo stanno letteralmente gettando via negli impianti per l produzione di biogas.

Prime prese di posizione del mondo politico
«Un gravissimo episodio di ritorsione è avvenuto questa notte nei confronti degli allevatori bergamaschi. Alle proteste civili per il riconoscimento di un giusto prezzo del latte, la multinazionale incaricata della raccolta ha risposto con sms e telefonate a tarda sera, comunicando che non avrebbe ritirato il prodotto».

La denuncia arriva da Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale Bergamo: «Gli allevatori bergamaschi - denunciano Daniele Zucchinali e Giuliano Verdi - sono stati così obbligati a gettare il latte nelle fogne mentre cisterne di latte straniero giungevano in Italia. Vedere latte gettato è come vedere le aziende agricole dissanguarsi e senza sangue si muore».

«L’esasperazione per l’immobilismo del governo - proseguono - davanti alla morìa di tanti allevamenti, cuore pulsante del tanto blasonato Made in Italy di cui il ministro si fregia in Italia e all’estero, ha portato gli agricoltori lombardi, piemontesi e veneti ad unirsi. Industrie italiane simbolo da sempre di qualità, ormai svendute ai grandi colossi stranieri, stanno strangolando i loro produttori mentre i consumatori sono costretti a mangiare prodotti di importazione».

«Le misure del governo si sono rivelate solo delle grandi dichiarazioni d’intenti ma di fatto fino ad ora insufficienti ed inefficaci. Quanto intende aspettare il nostro governo prima di intervenire in modo netto e vigoroso così come accaduto in altri paesi europei? L’Expo appena terminato è stato solo aria fritta o l’agroalimentare vuole davvero essere un pilastro per l’Italia? Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale è al fianco degli allevatori sostenendo le loro richieste, in continuità con la politica del “prima gli italiani” e il Dipartimento Agricoltura si muoverà affinché in sede nazionale questo immobilismo termini».

Interviene l’assessore regionale
«Credo che di fronte a scene come quelle alle quali da oggi stiamo assistendo, con il latte buttato via perché imprese come Galbani non lo stanno ritirando, imponga al ministro Martina un atto di coraggio e non i soliti proclami alla ricerca di applausi».

È la proposta dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che denuncia come ad oggi non venga ritirato il latte dalle stalle, in una strategia di tensione che dissangua il sistema produttivo zootecnico.

«Il Mipaaf, con i 70 milioni di euro del super-prelievo, se non sono stati vincolati per qualche altra finalità o già utilizzati per tappare i buchi di uno stato fallito, servano per acquistare il

latte e destinarlo alle scuole e alle imprese di trasformazione che fino ad ora hanno dimostrato senso etico».

«Sono circa 17mila i quintali di latte che non vengono ritirati – spiega Fava -. A un prezzo di 34 centesimi al giorno il governo potrebbe assicurare la sopravvivenza per almeno 2-3 mesi agli allevamenti, in modo da impostare una strategia alternativa allo strapotere insolente di trasformatori stranieri. È evidente che non ci si può fidare di realtà imprenditoriali che mirano alla colonizzazione e alla chiusura delle stalle del Nord».

Per l’assessore lombardo all’Agricoltura Fava «il governo deve svelare le carte e, se davvero ha ancora i 70 milioni del super-prelievo, che altro non sono che fondi estorti agli allevatori, li utilizzi per gestire questa emergenza: i fondi servono oggi, non con annunci alla ricerca di facili applausi da qualche organizzazione compiacente. Il governo, se vuole, ha la possibilità di dimostrare che sta dalla parte degli allevatori».

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