Evin, arriva il debutto al Pitti
Dai costumi alla camiceria

Una ventata di colore, un’attenzione ai dettagli che si tratti del colletto della camicia o del packaging dei costumi. E poi verve, ritmo, in quel modo di disegnare le grafiche di una collezione che sta vivendo il suo debutto al Pitti, in mezzo ai mostri sacri della moda italiana e internazionale.

Una ventata di colore, un’attenzione ai dettagli che si tratti del colletto della camicia o del packaging dei costumi. E poi verve, ritmo, in quel modo di disegnare le grafiche di una collezione che sta vivendo il suo debutto al Pitti, in mezzo ai mostri sacri della moda italiana e internazionale.

Per Luca Damiano, 26 anni, e Stefano Alvino, 22, entrambi bergamaschi, l’avventura alla Fortezza da Basso è una grande sfida e un modo per confrontarsi con un mondo – quello dei clienti e degli ordini – ancora tutto da scoprire.

Il loro marchio di chiama Evin, fanno abbigliamento da spiaggia per uomo e quest’anno, proprio per Pitti hanno intrapreso anche la strada della camiceria. Per ora il loro canale di comunicazione è stato il web, con i blog e un sito e-commerce.

Ma ora il grande passo è alla Fortezza da Basso: qui il confronto è d’obbligo, con un prodotto nuovo e una strategia in cui i due giovani credono moltissimo: «Valorizzare il made in Italy, spingere sull’originalità e sui dettagli di alto livello», spiega Luca. L’idea di avviare un’attività nella moda arriva proprio da lui, appassionato di grafica e di fotografia e con un diploma di ragioniere che gli è stato subito stretto. Con Stefano erano amici da tempo e anche il 22enne disegna e se ne intende di grafica. «Ci ha spinto la curiosità di intraprendere un viaggio lavorando su un accessorio, il costume, sempre troppo classico o su cui si poteva lavorare molto con la fantasia. Studiando il mercato italiano ci siamo resi conto che pochi erano i nomi nel settore: abbiamo quindi puntato su questo accessorio, per valorizzarlo e creare una produzione fuori dai soliti stereotipi», continua Luca. Un viaggio di nome Evin: «Il nome della barca di mio nonno».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 19 giugno 2014

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