Fine anno amaro per Sf Servizi
Licenziamento pronto per 20

C’è poco da festeggiare, nel Capodanno dei dipendenti di Sf Servizi, l’agenzia di via Carnovali che fino a poco tempo fa gestiva i servizi bancari e di leasing per Unicredit.

Dal 31 dicembre, infatti, scadrà il mandato del gruppo bancario, e la direzione ha già aperto la procedura per licenziare 20 dei 28 dipendenti dello sportello bergamasco. Sf Servizi aveva ricevuto già a giugno scorso la disdetta da parte di Unicredit, ma solo in questo periodo la trattativa con il sindacato ha potuto prendere avvio, con problemi e incomprensioni dovute anche alla scarsità del tempo ormai a disposizione.

In pratica, dice Franco Gritti della Fisascat Cisl di Bergamo, la comunicazione di «licenziamento collettivo e/o licenziamento individuale ci è arrivata il 7 dicembre scorso e, nonostante l’impegno a trovare soluzioni, le condizioni dell’azienda non hanno lasciato spazio a possibili mediazioni. Avevamo infatti chiesta la disponibilità a rivedere il numero degli esuberi o almeno a definire un incentivo economico all’esodo (la Sf propone una sola mensilità), ma nessun passo avanti è stato fatto. Al rientro dalle festività cercheremo nuovi incontri per capire le reali intenzioni, ma a queste condizioni è difficile trovare un accordo».

«L’operatività di grossi gruppi bancari come Unicredit poggia sull’attività di una miriade di società piccole o piccolissime che offrono servizi bancari – è il commento di Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo» . La sopravvivenza di queste aziende è legata alle convenzioni o concessioni con gruppi bancari committenti. «Si tratta di forme di terziarizzazione di cui è difficile avere un quadro chiaro. È un mondo che stiamo conoscendo man mano si presentano situazioni da gestire. La discussione riguardante i cambiamenti e le trasformazioni che sta avendo il sistema bancario del nostro paese non può non tenere conto di questi lavoratori di società esterne e terziarizzate che, con poche tutele e nessun ammortizzatore sociale, sono i primi a pagarne in prima persona il conto salatissimo».

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