Frutta e verdura cara? Gli agricoltori in «rosso»

Frutta e verdura cara?Gli agricoltori in «rosso»Allarme della Coldiretti bergamasca: tutta la filiera agroalimentare guadagna, meno i produttori. Crolla il prezzo degli ortaggi. «Ricavi ormai inferiori ai costi, molte coltivazioni sono a rischio»

Il piatto degli agricoltori bergamaschi piange. Soprattutto se rapportato al carovita (e al caro-euro) che non ha risparmiato anche frutta e verdura, portando benefici ed introiti ad altri componenti della filiera alimentare, ma non ai produttori.

Il presidente della Coldiretti bergamasca, Franco Gatti, spiega infatti che «i prezzi corrisposti oggi ai produttori agricoli sono inferiori mediamente del 4% rispetto a quelli corrisposti prima dell’entrata in vigore dell’euro». Secondo Gatti questa diminuzione è stata un contraccolpo pesante per le imprese del settore primario, mentre non ha avuto alcun effetto positivo sui consumatori, che al contrario si sono dovuti confrontare con una forte lievitazione dei prezzi.

Anche Eddy Locati, segretario Adiconsum di Bergamo, condivide l’analisi di Coldiretti e chiede un intervento affinché il mercato venga riequilibrato. «Le famiglie attendono risposte concrete – afferma Locati – perché hanno serie difficoltà a far quadrare il bilancio». A confermare la gravità della situazione è anche un confronto effettuato da Coldiretti tra i prezzi all’origine rilevati dall’Ismea nell’agosto 2004 e quelli dello stesso mese del 2001, prima dell’entrata in vigore della moneta unica. «Quest’anno gli imprenditori agricoli – precisa Gatti – hanno avuto ricavi notevolmente inferiori ai costi di produzione, pertanto il futuro di molte coltivazioni è a rischio».

Negli ultimi tre anni la riduzione dei prezzi agricoli per i cereali è stata del 9%, per latte e derivati il calo è stato del 6%, per la frutta la riduzione è del 9%, mentre si è verificato un vero e proprio crollo per gli ortaggi (-18%). Coldiretti intende soprattutto precisare come «l’effetto di moltiplicazione dei prezzi al dettaglio con l’arrivo dell’euro non ha certamente tra i colpevoli il settore agricolo, dove invece i prezzi risultano diminuiti rispetto a quando era in vigore la lira. È evidente che a questo punto i conti non tornano più, né per i produttori, né per i consumatori». Secondo la stima di Coldiretti quindi, «per ogni euro speso dai consumatori nell’acquisto di prodotti alimentari, un valore di ben 48 centesimi, quasi la metà, va al commercio e ai servizi, 30 centesimi all’industria alimentare e solo 22 centesimi alle imprese agricole».

«Questa situazione non è più sostenibile ed è urgente un riequilibrio degli introiti dell’intera filiera. Per alleggerire la situazione – conclude Gatti – bisogna favorire i consumatori nell’acquisto di produzioni locali, che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono freschezza e genuinità uniche e per questo l’ampliamento o l’apertura di nuovi supermercati devono essere collegati alla garanzia di rendere disponibili spazi adeguati alla commercializzazione di frutta e verdura locale. Da incentivare è anche il fenomeno della vendita diretta, che tra l’altro permette al consumatore di conoscere i luoghi e i metodi di produzione degli alimenti, oltre che acquistare prodotti di qualità a prezzi decisamente contenuti».

(27/09/2004)

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