Il cibo made in Bergamo cresce in Cina
«Ma attenzione ai dazi tra Usa e Asia»

Cresce l’export agroalimentare bergamasco in Cina e nel 2017 ha fatto registrare un +19% rispetto all’anno precedente, superando i 5.500.000 euro in valore.

Èquanto emerge da una analisi della Coldiretti Bergamo su dati Istat divulgata in occasione dell’entrata in vigore dei superdazi cinesi nei confronti di 128 beni importati dagli Stati Uniti, tra i quali carne di maiale, vino e frutta, per un totale di 3 miliardi di dollari, in risposta alla “mossa protezionistica” decisa dal presidente Donald Trump su acciaio e alluminio.

«Le tensioni tra i due giganti dell’economia mondiale – sottolinea Coldiretti Bergamo – potrebbero avvantaggiare l’export dei nostri prodotti agroalimentari. Proprio per capire le potenzialità e i rischi del mercato asiatico, nei mesi scorsi abbiamo organizzato per i nostri associati un incontro con un avvocato italiano stabilito in Cina dal 2006, esperto di legislazione alimentare cinese, societaria, contrattualistica e di proprietà intellettuale, autore di diverse pubblicazioni in tema di normativa e diritto alimentare in Cina, un quadro che alla luce delle recenti schermaglie commerciali tra le due superpotenze deve essere rivalutato e potrebbe rappresentare un’opportunità in particolare per i prodotti agroalimentari italiani».

Coldiretti sottolinea che per quanto riguarda specificatamente i prodotti Usa interessati dall’aumento dei dazi cinesi va sottolineato che in Cina è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane che teneva fermo quel mercato dal 1999 mentre per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare al momento in Cina solo kiwi e agrumi anche se il lavoro sugli accordi bilaterali per pere e mele è ad uno stadio avanzato e potrebbe aprire opportunità, dopo lo “stop” alle forniture statunitensi. Per Coldiretti si tratta di superare barriere tecniche cinesi che riguardano molti prodotti del Made in Italy come l’erba medica disidratata.

Particolarmente rilevanti sono le opportunità offerte al vino Made in Italy dalla Cina che per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi. Secondo Coldiretti gli Stati Uniti hanno infatti esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, immediatamente dietro all’Italia

Va però rilevato che l’estendersi della guerra dei dazi tra i due giganti dell’economia mondiale ai prodotti agroalimentare apre scenari inediti e preoccupanti nel commercio mondiale, anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti sul mercato comunitario che potrebbero deprimere le quotazioni. «Una situazione che non deve essere sottovalutata e che anzi va tenuta costantemente sotto controllo – conclude Coldiretti Bergamo – per verificare l’opportunità di attivare, nel caso di necessità, misure di intervento straordinarie».

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