Il lavoro c’è ma mancano i profili giusti
Ecco quali sono le competenze richieste

Ora che anche l’occupazione sta ripartendo, il rischio è non trovare personale adeguato. Il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, dice: «Più del 60% delle nostre imprese vuole assumere, ma il 26% dichiara forti difficoltà a reperire le figure richieste».

Da qui al 2021 ci saranno più posti di lavoro che persone disponibili a coprirli: «Dobbiamo attrarre risorse da fuori provincia». Un bambino che oggi frequenta la prima elementare, nel corso della sua vita è destinato a cambiare tra le cinque e le sette volte tipo di lavoro. E nell’ industria 4.0 si parla di «hard skills», vale a dire le competenze professionali, e «soft skills», quelle individuali, che si esprimono in diverse situazioni, ad esempio nel lavoro di gruppo. Il tema è: come sviluppare le «soft skills»? «Bisogna abituare i ragazzi, all’interno del sistema educativo nazionale, a relazionarsi con gli altri, avendo un’intenzionalità educativa precisa - spiega Giuliana Sandrone, docente di Pedagogia all’ Università di Bergamo -. In modo che scuola e università riescano ad accompagnare le nuove generazioni a sviluppare competenze che garantiscano loro occupabilità».

Perché se molte delle funzioni che il bambino di prima elementare andrà a ricoprire non esistono ancora, allora «ci si può solo curare del fatto che abbia la flessibilità e gli strumenti che gli permettano di continuare a studiare e imparare cose nuove durante tutta la vita», dice Sandrone. Sia chiaro: «Nessun giovane può illudersi di aver chiuso con lo studio una volta conseguiti il diploma e la laurea». Ed è altrettanto ovvio che «non possiamo pensare di rispondere alle complessità attraverso la linearità del vecchio sistema educativo che pensa che basti aiutare le nuove generazioni ad ascoltare, memorizzare e ripetere».

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