Immigrati in calo in Bergamasca
In un anno 3 mila unità in meno

Secondo la Fim Cisl, gli immigrati residenti in provincia sono tra 120.000 e 140.0000. Di questi l’80% è residente da più di 5 anni; il 56% ha la carta di soggiorno. Nel biennio 2012 – 2013 per la prima volta si registra una diminuzione di residenti e dei lavoratori di circa 3.000 unità.

Una giornata dedicata all’ascolto, alla conoscenza, alle ricchezze delle convivenze. Una giornata dedicata a Nelson Mandela. Per il direttivo della Fim Cisl di Bergamo, lunedì, nel salone della Casa del Giovane, è stato l’appuntamento ideale per una fotografia della realtà provinciale vista con gli occhi degli immigrati.

Secondo i dati della FIM, gli immigrati residenti in provincia sono tra 120.000 e 140.0000. Di questi l’80% è residente da più di 5 anni; il 56% ha la carta di soggiorno. Nel biennio 2012 – 2013 per la prima volta si registra una diminuzione di residenti e dei lavoratori di circa 3.000 unità, con un calo significativo degli occupati nell’industria e nell’edilizia, e la diminuzione anche nell’assistenza familiare.

I principali paesi di provenienza sono Marocco, con 25.000 persone; la Romania17.000; l’Albania con 15.000; il Senegal 12.000, l’India 11.000. Dalla Bolivia sarebbero arrivate 10.000 persone, prevalentemente irregolari.

L’occupazione, nel 2008, vedeva prevalere l’impiego in Edilizia, con il 26% degli occupati immigrati, e il metalmeccanico con il 20; poi Cooperative sociali e Commercio con il 6% del totale.

Per quanto riguarda la sindacalizzazione, nel 2008 gli iscritti stranieri erano 1909 sul totale iscritti FIM di 9715 (11051 compresi servizi), quindi il 20%. I delegati RSU erano 20. Nel 2013 gli iscritti stranieri sono 2577 sul totale attuale di 10012 (11495 compresi servizi), cioè il 26% del totale, mentre i delegati RSU sono diventati 38, crescendo del 90%.

«Per la FIM – ha detto Valentino Gervasoni, segretario generale dei metalmeccanici CISL orobici -integrazione vuol dire arricchimento e crescita valoriale, significa impegno nel coinvolgere tutti i cittadini, italiani e stranieri, per cercare di costruire una società più giusta e più aperta alle differenze che sono stimolo di crescita collettiva. Il Direttivo di oggi voleva essere un momento di analisi e di ascolto e la concomitanza con la scomparsa di una figura come Nelson Mandela, personalità tra le più determinanti della storia del XX secolo, ci spinge a moltiplicare il nostro impegno e le occasioni di approfondimento dei temi dell’integrazione, della multiculturalità ed interdipendenza di tutti i soggetti che vivono ed operano per il benessere, la crescita e la qualità umana della nostra società».

L’andamento dei dati organizzativi conforta sulla bontà della scelta di dedicare risorse, tempo ed intelligenza a questa importante tematica. “Il Coordinamento Migranti della FIM Cisl di Bergamo – dice Pier Capelli, responsabile per la segreteria del coordinamento - sta proseguendo il proprio cammino iniziato qualche anno fa. Vogliamo tenere alta l’attenzione sulle tematiche dell’immigrazione perché pensiamo che la costruzione di una società migliore e più giusta passi inevitabilmente da un’integrazione seria e compiuta, costruita sui reciproci scambi delle esperienze e delle diverse culture. Anche il Sindacato, da tempo, sta registrando una crescente partecipazione di lavoratori migranti, tanto a livello di adesioni quanto di impegno diretto. Sempre più lavoratori migranti, infatti, si iscrivono e militano nella nostra Organizzazione. Da questa valutazione e dall’importanza di costruire momenti di interscambio culturale nasce la collaborazione con il Professor Eugenio Torrese, responsabile dell’Agenzia per l’ Integrazione di Bergamo, per affrontare, insieme ai nostri delegati e attivisti migranti, un percorso formativo sul tema, appunto, dell’integrazione. Questo percorso di formazione e socializzazione vede la presenza regolare, a cadenza mensile, di un buon numero di partecipanti e punta ad affrontare vari aspetti di integrazione, partendo dal contesto sociale per arrivare a quello più strettamente lavorativo e sindacale».

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