Inchiesta Ubi, deciso il rinvio a giudizio
A processo 30 amministratori della banca

La decisione del giudice delle indagini preliminari ha accolto le tesi dell’accusa e ha disposto il rinvio a giudizio per 30 amministratori della banca.

Vanno tutti a processo i protagonisti della fusione che portò alla costituzione di Ubi (Unione di banche italiane): dal banchiere, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, all’ad del gruppo, Victor Massiah, passando per il bergamasco Emilio Zanetti, presidente dell’Associazione Amici di Ubi, e altri 28 imputati. Tra questi la banca stessa come persona giuridica in base alle legge 231 del 2001 che impone la predisposizione di modelli organizzativi per prevenire gli illeciti. Le accuse: omesse comunicazioni e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità di vigilanza e aver influenzato illecitamente le decisioni dell’assemblea del 2013 in cui si determinò la governance di Ubi, gestendo le nomine. Il tutto nell’ ambito di un’intesa nascosta a Consob e a Bankitalia (quest’ultima a differenza di Consob non si è ancora costituita parte civile nell’udienza preliminare).

Nella ricostruzione della Procura di Bergamo e degli investigatori della Guardia di finanza esisteva una ’cabina di regià che decideva le nomine degli organi dell’istituto e delle sue partecipate e che riusciva a influenzare «con atti simulati o fraudolenti» l’orientamento dell’assemblea. I legali degli imputati, durante la complessa udienza preliminare davanti al gup Ilaria Sanesi avevano cercato di smontare le accuse, sostenendo l’inesistenza del patto occulto, facendo valere anche una sentenza della Corte di appello di Brescia che aveva annullato il provvedimento con cui, nel settembre 2015, la Consob aveva multato, con 895 mila euro, diversi consiglieri ed ex consiglieri di Sorveglianza di Ubi Banca. Se la banca, da parte sua, «prende atto con rammarico» della decisione del giudice dell’udienza preliminare di Bergamo e ribadisce che «il dibattimento, entrando nel merito, dimostrerà l’infondatezza delle accuse rivolte all’Ente e ai propri esponenti», Bazoli reagisce così: «Nessun ostacolo alla vigilanza da parte mia. Prendo atto della decisione, che era prevedibile in considerazione dei limiti propri dell’udienza preliminare. Il dibattimento sarà certamente la sede più adeguata per accertare che l’intero impegno da me dedicato alla nascita e all’avvio di Ubi è stato improntato alla massima correttezza e trasparenza».

Uno dei suoi difensori, Stefano Lojacono, gli fa eco e sottolinea la premessa del giudice nel provvedimento con cui ha disposto il processo che comincerà il 25 luglio. Premessa che il legale reputa «significativa e non ordinaria», dal momento che il gup, ricordando la Cassazione, afferma che gli è «precluso” il giudizio sul merito «della pretesa accusatoria o valutazioni che si sostanzino nell’interpretazione di emergenze delle indagini» connotate «da portata o significato aperti o alternativi». «E la tesi, giusta e alternativa all’accusa - ha affermato Lojacono - è che il professor Bazoli è innocente»

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