La Bergamasca non soffre la crisi industriale Ma occorre agire per prevenire la «malattia»

È un quadro per metà rassicurante per metà allarmante tracciato dal segretario provinciale organizzativo della Cisl, Gigi Petteni, all’incontro dei delegati sindacali

Nessun declino: la provincia di Bergamo non soffre ancora della crisi industriale che interessa altre aree del Paese. Il 4,1% di lavoratori in difficoltà è una percentuale quasi fisiologica. È un quadro per metà rassicurante per metà allarmante tracciato dal segretario provinciale organizzativo della Cisl, Gigi Petteni, all’incontro dei delegati sindacali. Alla Casa del Giovane erano presenti anche quattro segretari nazionali e diversi regionali. Bergamo - ha aggiunto Petteni - deve analizzare sin da ora i sintomi per non correre il rischio di trovarsi poi spiazzati.

All’assemblea, incentrata sul futuro industriale e contrattuale, tanto Petteni quanto gli altri oratori hanno approfondito tutti i temi «caldi», senza far mancare qualche spunto polemico: nel mirino sono finite da una parte le imprese per la loro riluttanza ad attuare una vera politica industriale basata sulla ricerca e l’innovazione ma anche per le loro resistenze ad accettare nuovi modelli contrattuali.

Un altro tema centrale ha riguardato le famiglie industriali bergamasche che mantengono un ruolo importante nella nostra provincia ma che oggi sono interessate da un «ricambio generazionale», che, secondo il segretario organizzativo della Cisl, sta avvenendo non senza qualche difficoltà.

17/2/2003

Su L’Eco di Bergamo del 18 febbraio 2003

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