Nessun licenziato al McDonald’s

Formalmente chiusa la procedura di messa in liquidazione del McDonald’s di via XX Settembre in città, una procedura avviata a sorpresa per i 18 dipendenti il 6 agosto scorso.

Ieri a Roma l’incontro della multinazionale con i sindacati, un incontro a livello centrale perché la decisione di chiudere non riguardava solo il locale bergamasco ma altri sette ristoranti (Cremona, Ortona, Porto Sant’Elpidio, Forlì, Lodi, Modica e Modena), per un totale di 156 lavoratori. La riunione nella capitale ha portato a un accordo per tutti, ma per Bergamo si è prospettata ufficialmente la chiusura della messa in liquidazione.

Una decisione positiva che era già stata annunciata, solo verbalmente (mentre nel frattempo proseguivano i termini dell’avviata procedura di messa in liquidazione) qualche giorno dopo la dichiarazione di chiusura del locale del centro cittadino. La McDonald’s aveva infatti mandato a dire ai dipendenti e al sindacato che non avrebbe dato lo stop definitivo ma avrebbe cercato uno spazio alternativo in città.

Questa sorta di contrordine aveva un po’ rasserenato gli animi dei lavoratori ma non li aveva rassicurati del tutto. Ieri, finalmente, la decisione è diventata ufficiale: il ristorante rimane aperto fino a quando non si troverà un altro locale adatto, sempre in città. Probabilmente il problema maggiore, per Bergamo, è legato al costo degli spazi che in via XX Settembre salgono alle stelle e l’obiettivo è trovare qualcosa di meno dispendioso.

Soddisfatti i rappresentanti sindacali che hanno seguito la vicenda passo passo. Commenta Mirco Rota, della Filcams-Cgil: «Non posso che tirare un sospiro di sollievo. La procedura di licenziamento è chiusa e Bergamo mantiene i suoi lavoratori al McDonald’s».

Non altrettanto si può dire per gli altri ristoranti coinvolti nella ristrutturazione dell’azienda americana, anche se un accordo è stato siglato: questi chiuderanno comunque il 16 ottobre, i dipendenti verranno (nel caso migliore) trasferiti e ricollocati nella rete McDonald’s in un raggio di 30 chilometri. Ma per tre dei sette ristoranti non è nemmeno stata trovata una ricollocazione «vicina» e per i dipendenti si prospetta un licenziamento, seppure incentivato da sei mensilità.

(08/10/2003)

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