«No» al salame «pseudo bergamasco»
Coldiretti: fatto con suini di chissà dove

Si potrebbe definire il primo caso eclatante di «Bèrghem sounding». Così Coldiretti Bergamo commenta il fatto che il disciplinare su cui si baserà la produzione del Salame Bergamasco Igp non contenga nessun articolo che leghi l’origine dei suini da impiegare con il territorio bergamasco.

«Era il primo requisito da prevedere per un prodotto che vuole vantarsi di essere bergamasco - sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio - ed è veramente inspiegabile che la Regione Lombardia abbia dato il via libera a una simile iniziativa».

E così dopo lo scandalo dei «finti» prosciutti di Parma realizzati con cosce di maiale straniere e tonnellate di latte o cagliate estere utilizzate per produrre i nostri formaggi tipici, presto avremo un salame realizzato con le carni di suini che potranno provenire da chissà quali paesi e che però potrà essere regolarmente spacciato come «bergamasco».

«Dal disciplinare si evince che l’unico ingrediente che lega lo pseudo salame bergamasco al nostro territorio - prosegue Brivio – è il vino Valcalepio previsto per la formazione dell’impasto. Ci sembra decisamente troppo poco e soprattutto ci sembra irrispettoso verso i numerosi allevatori della nostra provincia che sono impegnati a dare un’identità alle loro produzioni per garantire una maggiore trasparenza, ma anche ingannevole verso i consumatori che si troverebbero a portare in tavola un salame bergamasco solo di nome. Spacciare un prodotto simile come una chicca per Expo è un clamoroso autogol, per la nostra agricoltura, per il nostro territorio e le sue reali eccellenze. Sarebbe come mostrare Città Alta ai turisti attraverso un pannello dipinto posto alla barriera dell’autostrada».

In provincia di Bergamo sono circa 300 gli allevamenti professionali di suini e ogni anno allevano oltre 300.000 capi. «Riteniamo – puntualizza Brivio – che gli allevatori non possono essere esclusi da un progetto relativo a un prodotto che certamente non può essere considerato industriale in quanto frutto delle nostre tradizioni agricole più radicate. Per questo siamo disponibili a dare il nostro contributo affinché si dia vita a un progetto di filiera bergamasco al cento per cento».

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