Paura d’investire: l’ora della liquidità
«Titoli a rischio, si torna al mattone»

Calma e gesso. Se le Borse franano e i titoli di Piazza Affari diventano troppo rischiosi, se le obbligazioni non rendono quasi più nulla e anche i titoli di Stato hanno interessi irrisori è il momento, come si dice in gergo, «di rimanere liquidi».

In altre parole, tenere i propri risparmi fermi, sul conto corrente, in attesa che cambi il vento. Tendenza già in atto se, a detta di alcuni esperti, mai come oggi ci sono risparmiatori che congelano decine, se non centinaia di migliaia di euro sul proprio conto corrente bancario, in attesa di segnali più confortanti. Che potrebbero arrivare non necessariamente dal mondo finanziario: c’è chi, pronosticando una ripresa dell’edilizia dopo anni di bagni di sangue, arriva infatti a scommettere proprio sul mattone.

Intanto sui mercati finanziari domina l’assoluta incertezza: «Anche i tradizionali strumenti di valutazione hanno mostrato qualche limite - spiega Domenico Piatti, docente di Finanza aziendale all’Università di Bergamo - per cui è davvero difficile spingersi a fare previsioni circa la durata di questo periodo di turbolenze».

Sulle cause che hanno portato a questi ribassi sono molteplici: «L’effetto Cina sicuramente - spiega Piatti, ma anche il petrolio ai minimi storici e il timore di minacce di ulteriori conflitti nelle zone “calde” del mondo possono aver influito. Anche le recenti norme su bail-in, possono aver inibito alcuni investimenti un tempo ritenuti nella norma dai risparmiatori. Infine i crediti deteriorati: il sistema bancario italiano è sostanzialmente sano, ma negli anni della crisi ha accumulato sofferenze che vanno smaltite».

L’Europa pone dei vincoli e i risparmiatori, anche solo alle notizie di controlli e ispezioni della Bce in alcuni istituti, stanno sul chi va là e spesso disinvestono. «La tendenza è prendere tempo ed essere il più liquidi possibili piuttosto che prendersi rischi investendo in prodotti finanziari - spiega Mario Comana, docente in Economia degli intermediari finanziari all’università Luiss Guido Carli -. In quanto alle obbligazioni, chiunque frequenti una banca sa che non rendono quasi più nulla. Se si aggiunge il fatto che le banche centrali fanno una politica monetarie eccessivamente espansiva e le banche prestano denaro ormai quasi alla pari, il quadro non è dei migliori».

Per Comana la situazione potrà cambiare «in presenza di un’ulteriore ripresa e con l’uscita da una politica economica espansiva, fattori che non sembrano proprio dietro l’angolo». Così arriva la provocazione: «A questo punto, sono quasi portato a pensare che potrebbe sbloccarsi prima il quadro dell’edilizia, fermo ormai da anni. Proprio per questo forse ora qualche occasione di investimento potrebbe nascere. Posso capire che può sembrar strano sentire un uomo di finanza parlare di case, ma io sono anche figlio di un geometra», se la cava con una battuta il docente bergamasco della Luiss.

Questa sorta di «effetto paralizzante» di cui sarebbe preda il risparmiatore, secondo cui prevale la paura di investire, potrebbe dunque durare ancora diverso tempo: «È davvero difficile fare previsioni - aggiunge Piatti -, ma intanto credo che molti risparmiatori che hanno perso almeno in parte la loro bussola optino per investimenti nel breve termine, con un profilo di rischio il più basso possibile, che però hanno rendimenti vicini a quelli che può garantire un conto corrente». Ma a questo punto , in uno scenario del genere, che impatto potrebbe avere il risiko bancario in procinto di decollare con tante banche coinvolte in fusioni e aggregazioni? «In un momento così contrastato come quello finanziario attuale - spiega ancora Comana - di sicuro il quadro rischierebbe di complicarsi. Anche solo decidere il concambio tra due o più istituti, con le attuali montagne russe sui listini, diventerebbe quantomeno più azzardato».

M. F.

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